“Fiume Gela già nel piano di risanamento”, confronto tra esperti: “Sia unità, lavoriamo con Eni”

 
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Lorefice e Giudice

Gela. Il fiume Gela come punto di partenza per cercare di intraprendere una fase di vero risanamento ambientale. Il confronto pubblico l’ha voluto il senatore M5s Pietro Lorefice che ha riunito esperti di varie aree tecniche. A relazionare sono stati chiamati Sebastiano Calvo (Ecologo–Biosurvey Srl), Gioia Gibelli (Casa dell’Agricoltura–Fai), Emilio Giudice (Direttore Biviere), Vera Greco (AIAPP), Gianluigi Pirrera (AIPIN-SIEP), Laura Scaduto (Ecologo Paesaggio), Giancarlo Teresi (Regione Sicilia) e Ferdinando Trapani (Università di Palermo–Siep). Il fiume è da sempre scenario di vasti fenomeni di contaminazione e la nomea non ha favorito l’avvio di un processo di risanamento, spesso rallentato dalla burocrazia e poco in voga negli scenari della politica locale. “Era già previsto nel piano di risanamento del 1995 – ha spiegato Giudice della Riserva Biviere – bisognerebbe chiedersi come mai non sia stato ancora fatto nulla. Quando si parla del fiume Gela pochi attenzionano lo stato ecologico, che invece è essenziale. Il fiume Gela ha grossi problemi. Sarebbe essenziale una ricreazione degli ecosistemi dentro il fiume. Il fiume Gela, nella sua vera condizione, non è come quello che vediamo oggi. Negli anni ’70 furono apportate modifiche alle sponde e altro aspetto che incide è quello degli incendi”. Giudice ha inoltre sottolineato che intorno al corso d’acqua, nei piani di gestione stilati con l’Unione Europea, si racchiude il progetto di un “parco acquatico”, esteso verso il lato est con tutte le altre aree umide. Il responsabile della Riserva Biviere è piuttosto risoluto nel riferire che “il risanamento è previsto dalla Costituzione e non è la Lipu che lo impone o lo decide”. Nel corso del suo intervento non ha mancato di ricordare le omissioni sul piano di risanamento. Lorefice, che si è confrontato con tutti gli esperti intervenuti, non esclude che enti pubblici, associazioni e istituzioni, possano dare forma al contratto di fiume, che mette insieme territori e potenzialità.

“Il fiume Gela deve essere punto di unione tra la città e l’industria, in questo caso Eni. Non deve più essere un muro di divisione. Invito proprio i signori di Eni a confrontarci e a lavorare insieme. Il dialogo non c’è mai stato – continua – noi siamo qua per questo, per unire e non per dividere”. Il risanamento ambientale, così, insieme alla tutela archeologica e alla tipicità dei territori locali. “Il fiume Gela ci può congiungere con tante altre aree. E’ un grande elemento di coesione. E’ una risorsa”, ha concluso il senatore che crede alla soluzione potenziale di un contratto di fiume, come punto di ripartenza istituzionale e decisionale.

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