Gela. Il fine settimana rischia di diventare un incubo per un genitore che aspetta che il figliolo torni a casa. Le risse stanno diventando quasi una “normalità”.
Solo tra sabato e domenica se ne sono registrate due. La prima al TropicoMed, dove ad avere la peggio è stato Alfonso Sajeva, uno dei gestori del locale, ferito ad un occhio nel tentativo di sedare una rissa.
E’ stato lo stesso Sajeva a fare sapere, attraverso il suo profilo facebook, di star meglio, anche se ha già subito due interventi chirurgici. “Stamattina Fatto il secondo intervento e pare non sarà l’ultimo..c’è solo da aspettare e sperare. Non è retorica, il vostro affetto mi dà coraggio. Grazie di cuore”. Sono le parole scritte per ringraziare chi in queste ore gli ha attestato affetto.
I carabinieri stanno indagando sull’episodio. Hanno già interrogato alcuni avventori del locale nel tentativo di ricostruire la rissa. Non è da escludere (ipotesi da confermare) che possa esserci anche una motivazione razziale alla base della rissa, che ha visto reagire, e difendersi, due ragazzi di colore che risiedono in città da anni.
Ieri notte altra rissa, questa volta nei pressi di altro locale, il Trezone, frequentato da centinaia di giovani al Lungomare. Fortunatamente solo ammaccature ma nessun ferito grave. Il problema però è serio. Il sabato sera sta diventando il momento in cui sfogare i propri istinti violenti. Basta poco, uno sguardo di troppo, una spallata involontaria, un commento malizioso per scatenare violenza. Questa volta la vittima se la caverà ma non abbiamo la certezza che accada nulla di grave in futuro. Ed allora la società civile deve interrogarsi perché succede tutto questo. Facile dire “potenziamo i controlli di polizia e carabinieri”. Le ragioni sono più profonde e culturali. C’è una società malata ed i nostri giovani sono il terminale di una crisi di valori fortissima.