Gela. Fu coinvolta nel cedimento del viadotto “Geremia II”, lungo la Gela-Caltanissetta, che qualche giorno dopo crollò. Riportò ferite, ma ad anni di distanza da quei fatti, con un procedimento civile avviato, gli inquirenti ritengono che la donna gelese, che si stava recando nel capoluogo a bordo di un’auto, avrebbe tentato di aggravare i danni patiti. Una vicenda finita davanti al gup del tribunale e che l’ha portata a giudizio. Secondo gli investigatori, avrebbe anche usato un tutore per il corpo, che puntualmente toglieva non appena uscita dal tribunale, dove si tenevano le udienze. Gli inquirenti l’avrebbero seguita, individuando alcune anomalie. L’ipotesi di accusa contestata non è la truffa ma il “fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona”. I difensori, gli avvocati Davide Limoncello e Alessandra Campailla, prima dell’apertura del dibattimento, hanno però eccepito la nullità del provvedimento che ha disposto il giudizio.
Il gup non avrebbe preso in considerazione un’istanza di ottenimento per un termine a difesa, dopo la nuova nomina, celebrando comunque l’udienza, al termine della quale c’è stata la decisione di mandare a processo la donna. L’eccezione è stata ritenuta fondata dal giudice, che ha rinviato gli atti nuovamente al gip.