False attestazioni sul figlio appena nato, il sospetto di un accordo per cederlo: due donne irreperibili
Quella nascita venne formalizzata negli uffici del Comune di Gela, consentendo agli inquirenti di acquisire i primi elementi dell'inchiesta. Il giudizio si è chiuso perché le due imputate sono irreperibili
Gela. Sono accusate di aver avuto un ruolo determinante in una vicenda che cinque anni fa coinvolse un neonato, dato alla luce nell'ospedale “Vittorio Emanuele”. Per la procura, ci fu un'ipotesi di alterazione di stato. Il neonato venne registrato come figlio di una donna romena e di un uomo di Mazzarino. In realtà, secondo gli investigatori, la donna lo concepì con il suo vero compagno, anche lui di nazionalità romena, e avrebbe cercato di cederlo all'altro uomo e alla sua effettiva consorte, entrambi mazzarinesi. Gli inquirenti non esclusero che ci fosse già stato un accordo, dietro il pagamento di denaro. La donna che partorì, Luminita Pirvu, e un'altra imputata, pure lei romena, Elena Arsin, risultano irreperibili. Il giudizio a loro carico non può andare avanti, come fatto rilevare dai difensori, gli avvocati Francesco Enia e Paolo Testa, e dalla procura. Il collegio penale del tribunale ha preso atto e disposto la conclusione del procedimento, che comunque rimane sospeso nell'eventualità che le imputate venissero ritrovate. In abbreviato, altri tre coinvolti sono stati condannati. Secondo gli investigatori, ci sarebbe stata una presunta rete di complicità e di intermediari, che misero in contatto la donna che partorì con la coppia mazzarinese. Quella nascita venne formalizzata negli uffici del Comune di Gela, consentendo ai carabinieri di acquisire i primi elementi dell'inchiesta.
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