Gela. In appello, nel giugno dello scorso anno, i giudici della corte nissena hanno ridotto gran parte delle condanne, che erano state imposte in primo grado ai coinvolti nell’inchiesta “Falco”. Erano accusati di aver organizzato un vasto giro di droga, controllando anche i servizi di sicurezza nei locali della città. Il punto cardine dell’inchiesta fu il ruolo di Gianluca Pellegrino (difeso dagli avvocati Giacomo Ventura e Ignazio Raniolo), considerato esponente di livello del gruppo mafioso degli Emmanuello. La Corte d’appello di Caltanissetta ha però escluso l’aggravante mafiosa, riducendo l’entità delle condanne. Le difese di tutti gli imputati si sono adesso rivolti ai giudici di Cassazione. I ricorsi sono stati depositati e l’udienza fissata ad aprile. In appello, in base a quanto deciso, sono stati imposti ventitré anni di reclusione a Pellegrino, con la continuazione per precedenti condanne. Per altri tre capi di imputazione è arrivata l’assoluzione.
La continuazione è stata riconosciuta anche a Giovambattista Campo, con la riqualificazione delle accuse legate al traffico di droga, riviste nelle ipotesi meno gravi. Nei suoi confronti, accogliendo la linea sostenuta dalla difesa, con l’avvocato Francesco Enia, non ha retto neanche l’aggravante mafiosa. La pena è stata ridotta a sette anni e tre mesi di reclusione, con la continuazione, rispetto ai tredici anni e otto mesi di primo grado. Tre anni, invece, sono stati imposti ad Alessandro Pellegrino, fratello di Gianluca (in primo grado erano stati dieci anni e due mesi); tre anni a Nunzio Alabiso (in primo grado erano stati quattro anni e un mese); due anni e otto mesi per Emanuele Faraci (in primo grado dieci anni e un mese); due anni e quattro mesi per Guido Legname (in primo grado sette anni e un mese); quattro anni ad Emanuele Puccio, con le circostanze attenuanti (in primo grado sei anni); due anni e sei mesi a Manuele Rolla, con la continuazione (in primo grado quattro anni e sei mesi); due anni a Melchiorre Scerra (in primo grado tre anni); due anni a Gaetano Davide Trainito (in primo grado due anni e otto mesi); tre anni ad Orazio Tosto (in primo grado tredici anni e sei mesi). Conferme sono arrivate per Rosario Perna, a due anni di reclusione, e Loreto Saverino, a tre anni. Sulla posizione di Tosto, i giudici di appello hanno anche disposto il dissequestro di una somma di denaro, individuata nel corso delle indagini. Secondo i magistrati di appello, i fatti ricostruiti dagli inquirenti non sono inquadrabili in un contesto di criminalità mafiosa né sotto l’ala protettiva di Cosa nostra. La procura generale, invece, aveva chiesto la conferma di tutte le condanne, senza alcuna revisione. I difensori si sono rivolti alla Corte di Cassazione. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Rocco Guarnaccia, Maurizio Scicolone, Raffaela Nastasi e Antonio Impellizzeri.