Gela. Condannati insieme al capo indiscusso di cosa nostra siciliana Salvatore Riina. I giudici della corte d’assise d’appello di Milano, così, hanno pronunciato sentenza di condanna nei confronti di Carmelo Tasca, Giuseppe Madonia e Antonio Rinzivillo.
Tutti esponenti di spicco delle famiglie locali che, a cavallo tra anni ’80 e ’90, estesero la guerra di mafia anche al capoluogo lombardo e ai centri dell’hinterland.
Tasca, Madonia e Rinzivillo sono stati dichiarati colpevoli, a vario titolo, dell’omicidio di Alfio Trovato. Per questa ragione, è scattato l’ergastolo. L’uomo venne freddato nel maggio di ventun’anni fa proprio a Milano.
A deciderne l’eliminazione, furono i vertici della cupola che utilizzarono killer gelesi per colpire la vittima prescelta. La sentenza pronunciata dai magistrati di secondo grado ha ribaltato quella emessa dai colleghi della corte d’assise di Milano. Per Antonio Rinzivillo, Giuseppe Madonia e Leoluca Bagarella si è passati da un’assoluzione alla condanna appena dichiarata. Il verdetto è arrivato anche per l’eliminazione di Gaetano Carollo, ucciso a Liscate nel giugno di ventisei anni fa.
Un’altra vittima del confronto apertosi in Lombardia per prendersi le piazze di spaccio e l’egemonia criminale in un’area ancora relativamente vergine. Sarebbe stato Salvatore Riina a dare l’ordine di aprire il fuoco e uccidere Alfio Trovato: i killer lo sorpresero in via Palmanova. I giudici della corte d’assise d’appello di Milano, in questo modo, hanno seguito la linea d’accusa sostenuta dal procuratore generale e, in primo grado, dal pubblico ministero Marcello Musso.
L’indagine che ha dato via al successivo procedimento penale scaturì dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giovanni Brusca. Il “capo dei capi” Salvatore Riina aveva deciso che chi dava problemi a Milano doveva essere eliminato. Per questa ragione, sarebbe partito il giro di omicidi che infiammò la Lombardia. La ricostruzione fornita in giudizio, ha sparigliato le carte anche sul fronte difensivo. Non a caso, sono scattate le condanne all’ergastolo sia per Giuseppe Madonia che per Antonio Rinzivillo. Tra tutti, fu l’omicidio di Gaetano Carollo a rendere ancor più teso il confronto criminale in Lombardia: l’uomo, infatti, era ritenuto il vicecapo del mandamento mafioso di Palermo. La mano dei killer non lo risparmiò.