Gela. L’ipotesi iniziale di reato è stata riqualificata, in quella prevista dal codice della navigazione, determinando comunque la prescrizione. Si chiude così il procedimento penale che era arrivato a dibattimento, per l’accusa di occupazione senza titolo dell’ex lido Eden, ormai fatiscente e quasi del tutto abbandonato. A risponderne, in aula, era la moglie del titolare, deceduto nove anni fa. La prescrizione, con il non doversi procedere, è stata disposta dal giudice Martina Scuderoni nei confronti di Rosa Romano, difesa dall’avvocato Calogero Giardina. A chiedere che la contestazione venisse riqualificata è stata anzitutto il pm Tiziana Di Pietro, che ha individuato gli estremi di quanto previsto dal codice della navigazione. Anche la difesa ha posto la questione della riqualificazione, oltre a quella del ne bis in idem, per una precedente decisione sempre su una vicenda relativa all’ex lido. Per il legale dell’imputata, non si sarebbe trattato di un’occupazione senza titolo. Anche il pm ha spiegato che la donna già viveva in una delle strutture, prima ancora che la concessione demaniale scadesse. La consorte dell’allora titolare, ancora oggi risiede nello stesso immobile.
La difesa ha però sottolineato che già sette anni fa l’imputata aveva dato comunicazione all’assessorato regionale per lasciare la struttura, di fatto restituendola in toto alla Regione. Da Palermo, però, non avrebbero mai dato seguito. Ormai da anni, si ipotizza una demolizione di quello che fu uno dei primi lidi balneari della città, negli anni diventato un rudere. Quell’area è ricompresa nel progetto del nuovo lungomare, per il secondo tratto da riqualificare.