Gela. I “responsabili”, tutti di centrosinistra e civici, sono stati decisivi nel depotenziare la sfiducia del centrodestra. Hanno ottenuto le dimissioni chieste al sindaco Lucio Greco e non hanno più supportato la mozione, ritenendola solo una forma di “vendetta personale” verso il primo cittadino. Una strategia che non ha convinto alcuni pezzi del centrosinistra locale. Ieri, l’ex parlamentare Ars Miguel Donegani, è stato generico ma al contempo assai netto. “Excusatio non petita, accusatio manifesta, ovvero scusa non richiesta, accusa manifesta – ha scritto richiamando probabilmente quanto spiegato dal segretario dem Guido Siragusa – i voli pindarici da trapezisti, per cercare giustificazioni mettendo pezze a buchi che sono voragini, sono l’epilogo più triste che si poetesse immaginare”. Il sindaco Lucio Greco vede contraddizioni politiche e si rivolge proprio ai “critici” del centrosinistra. “Spiegare, ai propri iscritti e ai propri elettori – dice Greco – di condividere le scelte del centrodestra e in particolar modo di alcuni suoi personaggi chiacchierati ed indagati, dovrebbe far arrossire di vergogna chi si presenta come difensore della gente perbene, degli anziani e dei lavoratori discriminati per interessi personali”.
L’avvocato si spinge invece a chiedere spiegazioni pubbliche sulle gestioni amministrative del passato. “Riflettano alcuni esponenti del vecchio Pc e si sforzino, semmai, di spiegare se anche loro, con tutte le carnevalate organizzate, abbiano contribuito a creare una montagna di debiti. Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. Dimostrino, almeno in questa occasione, così difficile e così delicata, maggiore serietà e un più alto senso di responsabilità”. Dagli esponenti di un certo centrosinistra, Greco si sarebbe aspettato ben altro. “Dimostrino, almeno in questa occasione, così difficile e così delicata, maggiore serietà e un più alto senso di responsabilità. Non tentare di prendere una chiara e netta posizione contro questo centrodestra – aggiunge Greco -rappresentato da siffatti personaggi, è la riprova che la nostra città è assolutamente priva di riferimenti politici e valoriali, senza i quali si scade in un qualunquismo inaccettabile e distruttivo”.
Questa è la conseguenza logica della maggioranza numerica. Quella programmatica è quella più tortuosa, ma la più efficace per affrontare i problemi della nostra città e della nostra collettività. Una volta per tutte: o si fanno le maggioranza programmatiche prima delle elezioni, oppure statevene a casa, per il fatto che la collettività non può più sopportare altri costi inutili come: l’assenza di politici capaci di portare il proprio contributo alla città, anzi aggiungo: soprattutto senza odor di piovra. Poi: non c’è solo l’incapacità di produrre idee e programmi, che comportano scarsi investimenti alla città, con conseguenze come la disoccupazione ed il calo demografico. Questi sono tutti elementi, che messi insieme, appesantiscono ulteriormente il peso economico del comune e della collettività. ( Non pagheremmo più né amministratori che non amministrano e neppure consiglieri che possono consigliare solo i o le loro consorti.)