Estorsioni per conto della stidda, esercenti minacciati: Cassazione conferma due condanne

 
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Gela. I ricorsi difensivi non sono stati accolti e così la Corte di Cassazione, con motivazioni che sono state pubblicate, ha confermato le condanne per Vincenzo Di Giacomo e Gioacchino Lignano. Entrambi furono coinvolti in un’indagine che fece emergere azioni volte ad imporre la messa a posto ad esercenti della città. Avrebbero agito per conto della stidda. Sia in primo che in secondo grado sono state pronunciate condanne. I magistrati di Cassazione hanno confermato la pena a cinque anni di reclusione per Lignano, accusato di aver preteso pagamenti dal titolare di una rosticceria. L’imputato è rappresentato dall’avvocato Alberto Fiore, che invece nel ricorso, così come nei precedenti gradi di giudizio, ha cercato di ridimensionare la vicenda, mettendo in dubbio che l’esercente potesse ritenersi vera e propria vittima di imposizioni della criminalità organizzata. In appello, per la posizione di Di Giacomo, invece, c’era già stata una riduzione dell’entità della condanna, definita in quattro mesi rispetto agli iniziali otto mesi, in continuazione con una precedente pronuncia. L’imputato è rappresentato dall’avvocato Cristina Alfieri. I giudici di Cassazione hanno confermato la linea già esposta in appello che ha condotto alla condanna. Di Giacomo, secondo le contestazioni, avanzò le proprie pretese a danno del titolare di un centro gomme della città.

Nel procedimento si sono costituiti parti civili l’antiracket (con l’avvocato Valentina Lo Porto) e il titolare del centro gomme che segnalò le minacce per la messa a posto (rappresentato dal legale Giovanni Bruscia). Per altri imputati, invece, le contestazioni caddero nei precedenti gradi di giudizio. In Cassazione, la procura generale ha concluso per la conferma delle condanne.

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