Gela. Più di 300 domande inoltrate ai funzionari di Inps e Inail per cercare di ottenere la conferma burocratica della loro esposizione alle pericolose fibre d’amianto.
“Tante richieste respinte”. La percentuale delle pratiche respinte, però, si fa sempre più elevata. “Negli scorsi mesi – spiega l’esponente locale dell’Osservatorio nazionale amianto Franco Famà – abbiamo inviato diverse richieste per cercare di ottenere il necessario riconoscimento e, quindi, accedere ai contributi per chi è stato esposto all’amianto. Le richieste sono partite in base alla nuova normativa in materia. Continuiamo a ricevere, però, una serie di provvedimenti negativi. A questo punto, cercheremo di rispondere per il tramite dei nostri legali”. I lavoratori aderenti all’Ona e, più in generale, quelli esposti all’amianto all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore, da anni cercano di ottenere un riconoscimento che gli apra le porte dei contributi previdenziali previsti in favore di chi l’amianto l’ha maneggiato o inalato. “Abbiamo presentato circa 320 richieste – precisano ancora i responsabili locali dell’Osservatorio Franco Famà e Salvatore Granvillano – purtroppo, ci troviamo davanti a diversi dinieghi. Anche a livello giudiziario i tempi sono molto lunghi, soprattutto nel campo civilistico. Lavoratori che hanno proposto appello contro le decisioni di primo grado dovranno attendere almeno un anno prima di presentarsi davanti ai giudici d’appello di Caltanissetta”.