Gela. Le condanne pronunciate dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta risalgono allo scorso novembre. Sono state depositate le motivazioni nel procedimento scaturito dall’inchiesta antidroga “Tomato”. I carabinieri e i pm della procura ricostruirono centinaia di episodi di spaccio di droga. Gli imputati avrebbero piazzato cocaina, hashish, marijuana e anche l’eroina. In primo grado, il gup del tribunale di Gela pronunciò decisioni pesanti, riviste al ribasso dai magistrati nisseni. Diversi imputati hanno deciso di rivolgersi ai giudici della Corte di Cassazione. Gli investigatori risalirono ai presunti canali di rifornimento, catanesi e palermitani. Le pene maggiori sono state imposte a Salvatore Stamilla, sette anni e otto mesi di detenzione (a fronte dei nove anni del procedimento di primo grado); Alessandro Scilio, sei anni e otto mesi (in primo grado otto anni e quattro mesi); Salvatore Mazzolino, sei anni e otto mesi (rispetto agli otto anni del precedente grado di giudizio); cinque anni e otto mesi sono stati imposti a Fausto Fecondo (erano stati sette anni e due mesi in primo grado); quattro anni e otto mesi, infine, a Vincenzo Di Maggio (sei anni e due mesi dal gup), Luciano Guzzardi (sei anni in primo grado) e Antonina Cricchio (cinque anni e sette mesi nel precedente giudizio).
Per altri quattro imputati, con contestazioni meno gravi, è stato ammesso il concordato, che ha di fatto chiuso il procedimento nei loro confronti. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Salvo Macrì, Antonio Gagliano, Dionisio Nastasi, Davide Limoncello, Enrico Aliotta, Vittorio Giardino, Francesco Enia, Paola Carfì e Matteo Bonaccorsi.