Eolico offshore di Acciona, collegamento passerà dal porto: Nardo, “energia pulita”

 
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Gela. E’ forse uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni, per la produzione di energia da fonti eoliche. Avevamo già riferito dell’investimento della società spagnola Acciona, previsto ad est dell’isola di Linosa e con sessantasette aerogeneratori. Nel progetto, in fase avanzata, il sistema di collegamento tra il parco eolico offshore e il punto di connessione con la rete nazionale passerà dal molo di levante del porto rifugio locale. I manager dell’azienda hanno già inoltrato le richieste alle autorità competenti, oltre ad aver avviato l’iter necessario a livello ministeriale. L’azienda ha ufficialmente presentato istanza per ottenere una concessione demaniale trentennale, che consenta la posa di un cavidotto marino che giungerà al molo di levante del porto rifugio, collegando il parco eolico e il punto di consegna alla rete di trasmissione elettrica nazionale, collocato a Chiaramonte Gulfi, nel ragusano. Il chimico industriale Fabrizio Nardo ha redatto una sintesi tecnica, per approfondimenti condotti dal senatore Pietro Lorefice. Fornisce conclusioni favorevoli al progetto, che non avrà però grandi ricadute economiche sul territorio, con una struttura portuale che ancora oggi risente di enormi carenze e senza uno yard per la costruzione. Per l’allestimento del cantiere di costruzione della centrale eolica è stata individuata un’area logistica delle dimensioni di circa 14,9 ettari, ma nel porto di Augusta, a Punta Cugno, idonea in base al piano regolatore portuale. Secondo Nardo, il progetto rientra nel percorso della transizione energetica. “Si tratta del maggiore investimento, fin qui proposto nel Mediterraneo, di transizione energetica dalle fonti fossili e termonucleari a quelle rinnovabili. Il progetto è davvero molto importante e rappresenta il top tecnologico oggi disponibile nel settore eolico. Il progetto impiegherebbe turbine eoliche da 15 Mw di potenza ciascuna, per un totale di sessantasette, e una potenza complessiva installata pari ad oltre 1 Gw. Si tratta di una potenza comparabile – dice Nardo – con le più grosse centrali termonucleari presenti nel territorio francese. Si stima una producibilità di circa 3,2 Twh/anno. Ma queste turbine, dalle dimensioni impressionanti, non producono Co2, emissioni del famigerato particolato ultrafine, scorie di combustione e nemmeno scorie radioattive, quest’ultime destinate a inquinare per milioni di anni. Le turbine eoliche avranno un diametro fino a 310 metri e torri alte fino a 200 metri dal pelo d’acqua. Sono però mostri buoni che forniranno energia pulita. Quell’energia che andrà a scaldare le nostre case, caricherà le batterie dei veicoli elettrici, manderà avanti le macchine delle nostre fabbriche. Il tutto senza emissioni e rifiuti inquinanti. Queste sono le azioni concrete per salvare il clima e l’ambiente”. Secondo Nardo vengono rispettati i parametri di sostenibilità, che già anni fa vennero valutati nel corso di confronti pubblici. “Già nel 2005, con Legambiente, avevo organizzato un convegno in città, in qualità di responsabile scientifico, dedicato alle fonti rinnovabili. Intervenne l’ingegnere tedesco Martin Jakubowski, pioniere dell’eolico galleggiante. Oggi, su questa tecnologia puntano gli investitori nelle più svariate parti del mondo, Giappone, Usa, Europa ed ovviamente Cina”, aggiunge. “Non nascondo di essere orgoglioso di aver già previsto venti anni fa le enormi potenzialità della tecnologia eolica Floating off-shore long distance. Una tecnologia che coniuga maggiore producibilità, con minori impatti ambientali e paesaggistici. Infatti – dice ancora – in alto mare i venti assumono un regime di maggiore laminarità, rispetto a quelli terrestri, perché non disturbati dall’orografia del territorio. Trattandosi di turbine galleggianti non hanno impatti invasivi sui fondali marini dovuti alle fondazioni, tipiche delle turbine tradizionali. Infine, non c’è impatto visivo, in quanto le turbine eoliche Fold possono essere dispiegate a decine, a volte anche centinaia di chilometri dalle coste, non essendo influenzate dalla profondità dei fondali marini. Il parco eolico “Sicilia B” sarà collocato a circa 160 chilometri dalla costa gelese”.

La procedura autorizzativa è in corso e dovrà essere espletata la valutazione di impatto ambientale. “Potremo conoscere quelli che sono gli impatti previsti, proprio attraverso l’iter della Via. Di certo occorrerà valutare attentamente eventuali interferenze con le rotte migratorie degli uccelli che dalle coste nord-africane giungono alle coste siciliane. Trascorsi i trent’anni, allo scadere della concessione, le operazioni di dismissioni non presenteranno nessun biglietto da pagare in termini di salute e aree da bonificare. Occorre tenere conto di tutti gli elementi virtuosi ambientali ed economici e anche dei rischi sull’ambiente, senza pregiudizi. Non conosco altro approccio”, conclude. Il chimico industriale, che opera nel settore delle nuove fonti energetiche, anche attraverso il ciclo dei rifiuti, si è espresso favorevolmente sulla tecnologia per il nuovo sistema dei rifiuti, annunciato dal governo regionale. Dopo aver valutato con attenzione i dati tecnici forniti dal gruppo Maire Tecnimont, ha parlato di “tecnologia pulita”.

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