Gela. L’emergenza Coronavirus inevitabilmente tocca anche i programmi di multinazionali come Eni, che in città continua ad avere importanti interessi produttivi. La scorsa settimana, l’amministratore delegato Claudio Descalzi aveva preannunciato la “revisione del piano di attività”, che è stata confermata con una comunicazione risalente a mercoledì. “Eni, rispetto a quanto comunicato al mercato il 18 marzo scorso – si legge nel comunicato – ha completato in anticipo la revisione del piano di attività indotto dalla forte riduzione dei prezzi delle commodity e dai vincoli oggi prevedibili derivati dalla pandemia di Covid-19”. Una stima al ribasso, dovuta alla necessità di adeguare le esigenze produttive e che in base ai programmi del gruppo riguarderà principalmente la sfera dell’upstream. “In particolare, nel 2020 Eni ridurrà i capex (ndr spesa di capitale) di circa 2 miliardi di euro, pari al 25% del totale previsto a budget e gli opex (ndr spesa operativa) di circa 400 milioni di euro. Per il 2021, si prevede una riduzione dei capex di circa 2,5- 3 miliardi di euro, pari al 30-35% di quanto previsto per lo stesso anno a piano. I progetti interessati dagli interventi riguardano principalmente le attività upstream, in particolare quelle relative all’ottimizzazione della produzione e ai nuovi progetti di sviluppo il cui avvio era previsto a breve”. Nel sito locale, il grosso degli investimenti, così come indicato nel protocollo di intesa del 2014, riguarda la base a terra per il gas, che ha ricevuto le ultime autorizzazioni. La green refinery è in marcia da diversi mesi. L’azienda ha comunicato che nel sito locale sono state adottate tutte le misure contro il contagio da Covid-19 e la mole dell’indotto è stata ridotta al minimo. “L’attività potrà essere riavviata velocemente al ripresentarsi delle condizioni ottimali, e con essa il recupero della produzione correlata – precisa la comunicazione – per effetto di questa manovra e dello scenario particolarmente depresso, la produzione nel 2020 è prevista tra 1,8 e 1,84 milioni di barili di olio equivalente al giorno, e rimarrà invariata l’anno successivo”. A livello locale, i sindacati stanno monitorando l’attuale situazione in tutti i siti dell’azienda. “Sono misure inevitabili – dice il segretario provinciale della Femca Cisl Francesco Emiliani – l’azienda vuole tutelare la salute del personale e di tutti coloro che lavorano nei progetti. Non è una vicenda che riguarda solo Eni, ma tutte le aziende del settore. Sulle manutenzioni, anche per le società dell’indotto è stata disposta una quasi totale riduzione delle operazioni, ad eccezione degli interventi di necessaria manutenzione. Lo stesso sta accadendo con il personale dislocato all’estero, che è stato ridotto”.
“Mettiamo in campo questi interventi con l’obiettivo di difendere la solidità del nostro bilancio – ha detto l’amministratore delegato Claudio Descalzi – e del dividendo, preservando al contempo i più alti standard di sicurezza sul lavoro”. Ieri, la Regione ha fatto sapere di aver avviato un’interlocuzione con “Eni di Gela”, che potrà “ricevere i rifiuti liquidi nel limite di 50 tonnellate al giorno”. Un ruolo di monitoraggio, in questa delicata fase, toccherà all’Arpa.