Ecorigen in difficoltà e i sindacati vogliono chiarezza: vertice con i manager Eni

 
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Gela. La riconversione della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore potrebbe aprire un nuovo capitolo di crisi.

I timori arrivano da Ecorigen. Questa volta, i timori arrivano dai lavoratori dell’azienda Ecorigen che, per la rigenerazione dei catalizzatori esausti, utilizza le utilities prodotte dagli impianti Eni, con in testa l’azoto. La fermata del sistema di frazionamento dell’aria, infatti, sta mettendo in ansia gli operatori della società. Si teme che i manager Ecorigen possano decidere di ridurre al minimo le attività. Non a caso, i segretari provinciali del settore chimico di Filctem, Femca, Uiltec e Ugl chimici avranno un incontro, già la prossima settimana, con i dirigenti. Si cercherà di fare un quadro completo dell’attuale stato del ciclo produttivo di Ecorigen che, a regime, ha utilizzato fino a quaranta operai.

Tavolo con i vertici di raffineria. Ma la prossima settimana sarà decisiva anche nell’ottica dell’accordo concluso lo scorso novembre tra i tavoli del ministero dello sviluppo economico. I segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani, Maurizio Castania e Andrea Alario incontreranno i vertici di raffineria. Si chiede chiarezza, a tre mesi dalla firma dell’intesa, sulle autorizzazioni fino ad oggi ottenute per i progetti di riconversione a green refinery. Inoltre, i sindacati spingono per conoscere lo stato dell’arte rispetto alla fase di smantellamento e bonifica di quelle aree che dovrebbero ospitare gli impianti per la produzione di bioetanolo del gruppo Mossi&Ghisolfi e il digestore di rifiuti. Allo stato attuale, tra i punti meglio avviati dell’intesa c’è, soprattutto, quello delle trasferte degli operatori di raffineria. Circa ottocento sono ancora in forza al sito di contrada Piana del Signore ma, entro fine anno, si dovrebbe raggiungere la soglia dei quattrocento da impiegare nella nuova green refinery con lo spostamento, in Italia e all’estero, di quelli non previsti nel progetto o da destinare ad altre attività. Nelle scorse settimane, i sindacati non hanno nascosto tutto il loro disappunto davanti ad un accordo, quello concluso a Roma, che sembra andare avanti solo sul fronte delle trasferte dei dipendenti di raffineria. Intanto, si attendono ancora novità sulla dichiarazione di area di crisi complessa e sulla tranche di ammortizzatori sociali straordinari da destinare agli operai delle tante aziende dell’indotto in fortissima crisi.

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