Se c’è un argomento più “cult” del balletto di Pulp Fiction, con un’algida Uma Thurman
che balla insieme ad un indimenticabile John Travolta, allora si chiama sfiducia.
Lo so, direte che quello, almeno, era un balletto. Vi dirò che lo è pure quello sulla (e)mozione di sfiducia, certo con protagonisti meno algidi e decisamente meno indimenticabili. Lo so, direte che quello è un film, in questo devo darvi ragione. Il nostro, invece, è un cartone animato.
Veniamo al punto.
Dopo attacchi di panico da (e)mozione, che quasi vi vedevano gridare nel sonno, “l’ho inventata io la sfiducia!”. Dopo richieste ai paramedici di defibrillatori, tanta era l’(e)mozione. Dopo avervi ascoltati, sopportati, biasimati, ma anche compresi, che in confronto una seduta dalla psicoterapeuta è niente…eccovi, tutti in fila e documento condiviso alla mano. Che (e)mozione!
La mia, la nostra? No, la vostra!
Vediamo di fare il punto, senza rovinarvi l’(e)mozione.
Noi, diciamocela tutta, stiamo solo facendo finta di credere che la questione verrà discussa entro il 27 ottobre, termine ultimo previsto. Insomma, ancora una volta, per capirci, non vi stiamo rovinando il momento perché sappiamo che un forte choc, dopo una fortissima (e)mozione, potrebbe costarvi caro. E noi siamo magnanimi.
Quel che crediamo, piuttosto, è che la seduta verrà sì convocata, ovviamente! Ma sappiamo già che per quel giorno, un mistero fittissimo si abbatterà sulle nostre teste, il mare si ritirerà per un po’ e qualcuno di voi (chissà chi!) avrà cambiato idea.
Come? Motivando con una cosa poetica da premio Strega, tipo “solo gli stupidi non cambiano idea“ e tutta una serie di cosine ammuffite, già declinate, sentite, impolverate. Roba che, già da adesso, Piero Angela sta pensando alla puntata da mandare in onda e io sto già pensando a cosa scrivere quel giorno.
Non voglio addentrarmi nell’ipotesi banale e zoppicante, quanto l’italiano che a volte ci regalate, della “caduta del numero legale”, perché ho timore che indignandomi anche solo per l’incapacità di stupirci, mi rovinerei il karma. In fiducia, in qualche modo, vi faccio creativi, quindi dubito che l’ipotesi summenzionata sarà quella giusta. Voglio dire, lo avete capito pure voi che, stavolta, l’ovvietà non vi salverà e dovrete essere creativi, financo nell’attingere a nuovi escamotage. Scusate, non posso suggerirvene alcuno, ma io in mente ce l’ho già.
Solo che, una cosa non comprendo, mi sfugge, a tratti mi dilania e mi fa pulsare le tempie. Come fate, esattamente, a credere nella vostra (e)mozione ogni qual volta vi ripetete le possibili variabili esistenti (che conoscete come e più di me)? No, dico davvero! Praticate esercizi di postura facciale, pilates della parola, seguite corsi motivazionali in cui vi insegnano a credere nelle vostre (e)mozioni e ad abbandonare la zona comfort al grido di “posso farcela”? E perché, esattamente, vi aspettate che vi daremo fiducia, che saremo a voi vicini, tanto da credere a tutto ciò che, appositamente, non dite?
Perche è proprio lì che si nasconde la risposta, non già in quello che gridate dal vostro banchetto in consiglio comunale, mentre chiedete al vostro dirimpettaio di scattarvi la foto che userete – a mezzo Wi Fi – per dire a tutti, “io c’ero e mi sono battuto per la mia (e)mozione” . Che, voglio dire, è una robetta pure abbastanza ridicola, ma questa è un’altra triste storia.
Insomma, ditelo, sfogatevi, liberatevi.
Se volete, ballate come se foste John Travolta o come se foste Uma Thurman, anche stavolta faremo finta che avete talento. È tutta una questione di fiducia.
…e se proprio non volete dirlo, se non vi sentite pronti insomma, se state attendendo che l’accordo si chiuda, questa volta la cosa strabiliante è che tra poco, pochissimo, lo sapremo lo stesso. E questa sì che è EMOZIONE!
Ps. Per quel tempo, però – per intenderci nell’(e)mozione day – più che il balletto di Pulp Fiction che fa troppo “cult”, mi permetto sommessamente di consigliarne un altro, adeguato anch’esso, che solo a pensare alle note della canzone riaffiorano in me ricordi di bimba che mi invadono tutta.
Non è un film, è un cartone animato, “Lupin”.
Consideratelo un declassamento dell’(e)mozione, che da Pulp Fiction a Lupin è un attimo.
…e pure dalla sfiducia, alla fiducia.
“ballate come se nessuno vi stesse guardando”.