Gela. Il 5 luglio è la Giornata Mondiale del Bikini, capo di abbigliamento iconico e simbolo di libertà per molte donne in tutto il mondo. Fu un’ invenzione del 1946, dovuta allo stilista francese Louis Réard che cambiò per sempre la storia della moda del beachwear.
Dietro questo stile si cela però un’origine travagliata, che ha condotto le donne ad una più completa libertà ed emancipazione. Nonostante l’apparenza, questo tipo di abbigliamento celebra anche il momento in cui le donne hanno potuto mostrare la propria silhouette senza costrizioni o limiti nel proprio abbigliamento.
La prima volta che si è sentito parlare di bikini è stato nel 1946 ma solo dal 1953, quando vennero pubblicate le foto della famosa attrice Brigitte Bardot in due pezzi su una spiaggia di Cannes. Il bikini anno dopo anno ha continuato a reinventarsi e a trasformarsi, divenendo il capo da spiaggia più indossato fino ai giorni nostri.
Più tempo passa e più la donna si è degradata, basta vedere i mini fili che si mettono oggi le ragazze. Altro che bikini! Del resto i piani delle élites vanno avanti, e imrisultati sono sotto gli occhi di tutti, il mondo ormai è diventato un osceno manicomio a cielo aperto senza più regole morali. Chi non vuole vedere non vede.