Gela. L’ottantenne Giuseppe Lombardo, cognato del boss Giuseppe Madonia, potrebbe ancora mantenere rapporti con le organizzazioni criminali e, inoltre, non avrebbe offerto spunti investigativi tali da potergli assicurare eventuali differimenti di pena.
Il ruolo di Lombardo. La decisione arriva direttamente dai giudici della Corte di cassazione ai quali si sono rivolti i suoi legali di fiducia per contestare un’ordinanza emessa dal tribunale di sorveglianza di Perugia. Stando agli investigatori, Lombardo avrebbe avuto un ruolo fondamentale anche a Gela nel controllare, per un certo periodo, gli affari del gruppo Madonia. E’ stato condannato a ventiquattro anni di reclusione. I magistrati di cassazione, così, hanno respinto il ricorso avanzato dai difensori dell’ottantenne, secondo i quali “Lombardo ha oltre 80 anni e gli episodi delittuosi contestati risalgono ad oltre 17 anni prima”: tutti elementi che escluderebbero ancora legami con i clan di riferimento.
No dalla Cassazione. La difesa si è rivolta alla cassazione romana per contestare l’ordinanza emessa dai giudici del tribunale di sorveglianza di Perugia che, nel settembre di un anno fa, dichiararono “non sussistente l’ipotesi di collaborazione impossibile per integrale accertamento dei fatti e delle responsabilità”. “Il ricorrente sostiene che l’ordinanza non avrebbe adeguatamente chiarito le ragioni concrete per le quali Lombardo sarebbe in grado di fare il nome dei partecipi sconosciuti – scrivono i giudici di Cassazione – ma trascura l’ampia motivazione da cui emerge il suo ruolo direttivo, gli specifici compiti assegnatigli, i numerosi contatti avuti anche con cosche diverse”.