Padova. Il tragico incidente sul lavoro, all’interno degli impianti delle Acciaierie Venete a Padova, si verificò nel maggio di un anno fa. Il cedimento di una siviera, contenente materiale incandescente, causò la morte di due operai e il ferimento di altri due colleghi. Quella mattina, nell’impianto c’era anche il gelese quarantaduenne David Di Natale, dipendente di un’azienda dell’indotto, la Hayama Teac Service. Ha riportato profonde ustioni ed è stata necessaria una lunga convalescenza. E’ riuscito però a salvarsi. Conseguenze tragiche, invece, sono toccate a Sergiu Todita e a Marian Bratu, i due operai morti dopo essere stati travolti dalla colata incandescente. I pm della procura di Padova hanno chiuso le indagini. Le accuse vengono contestate ai vertici di Acciaierie Venete, ai responsabili di due aziende che realizzarono il perno che avrebbe dovuto stabilizzare la stiviera e alla proprietà della Hayama. A questo punto, potrebbe essere chiesto il rinvio a giudizio di Alessandro Banzato e Giorgio Zuccaro, presidente e direttore dello stabilimento di Acciaierie Venete, di Dario Fabbro, presidente della Danieli centro Cranes spa, Giampietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Danieli & C. officine meccaniche. Sono indagati per omicidio colposo e lesioni. Solo l’accusa di lesioni viene contestata invece a Vito Nicola Plasmati, titolare della ditta Hayama Teac Service.
Gli inquirenti ipotizzano una serie di violazioni delle misure di sicurezza ma anche difetti di realizzazione del perno, che si sarebbe spezzato, causando la caduta della stiviera e del materiale che poi travolse i lavoratori. Responsabilità amministrative vengono ipotizzate rispetto alle aziende. “Ho sentito un boato – ha spiegato in un’intervista Di Natale – mi sono voltato di spalle e ho iniziato a correre. Ho fatto un salto e mi sono rotto un tallone, ma l’adrenalina era talmente tanta che ho proseguito, anche se zoppicavo. Ho strappato la maglietta, avevo la schiena completamente ustionata. Certe volte, ne piango ancora la notte, non mi vergogno a dirlo”.