Gela. Sui movimenti bancari e sulle attività delle società riconducibili all’imprenditore Valerio Longo si incrociarono due diverse costole investigative, concentrate dall’antimafia di Caltanissetta. La Dia aveva già iniziato tutte le verifiche dopo le prime segnalazioni dell’ufficio speciale della Banca d’Italia. Aspetti che questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale (presieduto dal giudice Miriam D’Amore), sono stati raccontati dal generale di brigata della guardia di finanza, che allora operava per la Dia nissena. Longo, per gli inquirenti, è da ritenersi vicino al gruppo dei Rinzivillo, anche a seguito dei vincoli familiari della moglie (che non è a processo). Da quanto emerso, per conto dello stesso imprenditore si sarebbero mossi un cittadino romeno, Roman Vasile, e un socio, Giuseppe Guaia. I tre sono a processo. “Le aziende avevano rapporti con grossi gruppi del gas e delle raffinerie – ha detto il testimone – c’erano commesse anche con l’estero”. I sospetti su presunte operazioni irregolari, all’ombra degli interessi dei clan, furono alimentati dalla presenza di soggetti riconducibili a Longo, che avrebbero effettuato operazioni bancarie pur senza avere un ruolo societario determinante. Per la Dia, che poi eseguì un sequestro di gran parte del patrimonio e del complesso societario, ci sarebbero stati mutamenti strategici, anche dopo l’inchiesta antimafia “Tetragona”, che toccò lo stesso Longo. Secondo i pm dell’antimafia, l’imprenditore avrebbe sempre mantenuto il pieno controllo di tutte le attività, anche attraverso suoi riferimenti di fiducia. Vennero ricostruiti i contatti con Cristoforo Palmieri, a sua volta con precedenti penali, e che è finito a processo. Gli accertamenti si estesero ad auto di lusso, soprattutto due Maserati, che furono individuate al momento del sequestro dei beni riconducibili alle società di Longo. Proprio per le operazioni sulle auto le accuse sono state estese agli imprenditori Salvatore Luca e Rocco Luca, a giudizio insieme agli altri imputati. Il generale della Dia ha confermato che gli acquisti di quelle vetture furono sottoposti ad altri approfondimenti e gli investigatori si recarono nella sede del gruppo Luca.
L’ha spiegato rispondendo alle domande del pm della Dda Claudia Pasciuti. I rapporti con Longo avrebbero riguardato la “Car Luca”. Sotto verifica della Dda sono finite operazioni che per l’accusa pare fossero state decise per sottrarre le due Maserati al sequestro e consentire ai Luca di riaverle nella loro disponibilità, per rivenderle. Operazioni che si sarebbero concretizzate nei giorni immediatamente successivi al sequestro. Su quelle Maserati erano già state poste ipoteche, a garanzia del gruppo Luca. I difensori degli imprenditori, gli avvocati Antonio Gagliano e Filippo Spina, già nelle precedenti udienze hanno escluso irregolarità, facendo riferimento a normali rapporti commerciali, comprovati da contratti e scritture private. L’investigatore chiamato a testimoniare sarà sentito anche nel corso della prossima udienza. Gli altri imputati sono difesi dagli avvocati Cristina Alfieri, Giovanni Lomonaco e Rocco La Placa.