Gela. Un’altra pesante stangata sulle spalle degli imputati che, negli scorsi anni, vennero arrestati a conclusione del blitz antimafia “Malleus”. Sono arrivati i verdetti emessi dai due gup del tribunale di Caltanissetta, che hanno avuto in mano due procedimenti “gemelli”. Alla fine, quasi settanta anni di reclusione. Le uniche pronunce di assoluzione sono state emesse per Giuseppe Placenti e Salvatore Stimolo, difesi dagli avvocati Boris Pastorello e Antonio Gagliano, che per gli investigatori avrebbero avuto un ruolo molto più limitato. Pesantissimo, invece, il verdetto pronunciato contro una delle presunti menti del traffico di droga che, stando agli investigatori, sarebbe servito a finanziare la famiglia Rinzivillo.
La droga per finanziare i Rinzivillo. Il giudice dell’udienza preliminare Francesco Lauricella ha imposto la condanna a dieci anni e mezzo di reclusione ad Antonio Radicia, ritenuto parte integrante della famiglia di cosa nostra locale. Per il traffico di droga scoperto dagli investigatori, inoltre, il gup David Salvucci l’ha condannato a diciotto anni di detenzione. Accuse sempre contestate dai suoi difensori di fiducia, gli avvocati Davide Limoncello e Paola Turco, che impugneranno il doppio verdetto di condanna. Cade l’accusa di associazione mafiosa contestata ad Ivan Casciana, che però il gup Lauricella ha condannato ad otto anni e dieci mesi di detenzione, con l’accusa di aver messo mano nel giro di droga. Duro il verdetto pure nei confronti di Giuseppe Domicoli, a sua volta ritenuto tra i responsabili del traffico di sostanze stupefacenti. Dal gup Lauricella è arrivata la condanna a otto anni di detenzione, mentre il giudice David Salvucci gli ha imposto nove anni e quattro mesi di reclusione. Mano pesante, ancora, per l’altro imputato Baldassare Nicosia. Nove anni e due mesi di reclusione dal giudice Lauricella e sei anni, invece, dal gup Salvucci. Per Nicosia e Domicoli è stata esclusa l’accusa di associazione mafiosa. Secondo i pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, gli imputati avrebbero costituito un vero e proprio nucleo a supporto della famiglia Rinzivillo, che veniva finanziata dai proventi del traffico di droga. Ad inizio dicembre, il collegio penale del tribunale di Gela aveva pronunciato altre tredici condanne, tutte legate alla stessa inchiesta. I difensori di tutti gli imputati condannati hanno già preannunciato ricorso in appello.