Gela. Un’organizzazione ben strutturata e attiva, che sarebbe riuscita a movimentare droga, con base logistica anche in Germania. L’affare delle sostanze stupefacenti sarebbe stato controllato dal sessantenne Salvatore Rinzivillo, a sua volta imputato in un altro filone processuale, legato all’inchiesta “Cleandro”. In appello, è stato condannato a venti anni di reclusione. Questa mattina, invece, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Roberto Riggio (a latere Marica Marino ed Eva Nicastro), il pm della Dda di Caltanissetta Nadia Caruso ha chiesto pesanti condanne per i presunti fiancheggiatori del boss. Rinzivillo, infatti, avrebbe avuto il pieno appoggio di un gruppo di agrigentini, che vivevano da anni in Germania, e del gelese Riccardo Ferracane. Per il pm, è stato dimostrato il coinvolgimento di tutti gli imputati, che avrebbero avuto la disponibilità anche di armi. Ventuno anni di reclusione sono stati chiesti per Giuseppe Cassaro; venti per i fratelli Vincenzo Spiteri e Gabriele Spiteri e per Riccardo Ferracane; quindici anni, infine, nei confronti di Francesco Doddo (per il quale non è contestata l’appartenenza all’associazione mafiosa). Il magistrato della Dda, nella sua lunga requisitoria, conclusa solo oggi, ha ripercorso tutti i passaggi investigativi, che portarono poi agli arresti. Il blitz “Cleandro”, condotto in collaborazione con gli inquirenti romani, fu una costola della maxi indagine antimafia “Extra fines”. Anche a Roma, Rinzivillo avrebbe avuto contatti diretti per la droga. Le difese, a loro volta per diverse ore, hanno fornito invece conclusioni del tutto in controtendenza rispetto a quelle del pm. I legali di tutti gli imputati sono certi che non ci fu mai un coinvolgimento nell’affare della droga. Non ci sarebbero riscontri investigativi, idonei ad accertare l’esistenza del traffico di sostanze stupefacenti. I legali hanno parlato di un’indagine basata solo sul contenuto di intercettazioni telefoniche e su supposizioni.
L’accusa è invece certa che gli imputati sapessero quale fosse la caratura criminale del sessantenne Salvatore Rinzivillo. Si sarebbero anche lamentati di mancati introiti dal traffico di droga. L’inchiesta ha permesso di individuare canali esteri per la fornitura della droga, soprattutto cocaina. Le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su Rinzivillo, dopo il suo rientro in città. La presenza del sessantenne non passò inosservata, per i precedenti penali che aveva già accumulato nel tempo. Secondo gli investigatori, era lui il nuovo capo della famiglia e sulla droga avrebbe contato parecchio, per avere introiti da utilizzare in altri settori. Come ha confermato il pubblico ministero, era già monitorato dal Gico di Roma, che aveva avviato indagini. La decisione del collegio penale arriverà domani. Gli imputati sono difesi dai legali Flavio Sinatra, Angelo Cafà, Giovanni Lomonaco, Walter Tesauro, Fabrizio Formica e Giuseppe Rapisarda.