Dove il tempo sembra essersi fermato: Sabucina, il parco che racconta storie e curiosità millenarie

Scopri il Parco Archeologico di Sabucina, a Caltanissetta: storia millenaria, culti antichi e curiosità sorprendenti tra rovine solenni.

A cura di Redazione
02 agosto 2025 15:00
Dove il tempo sembra essersi fermato: Sabucina, il parco che racconta storie e curiosità millenarie - Foto: Davide Mauro/Wikipedia
Foto: Davide Mauro/Wikipedia
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Gela e Caltanissetta custodiscono luoghi sorprendenti, ma pochi raccontano oltre 3.000 anni di storia come il Parco Archeologico di Sabucina. Arroccato sul monte omonimo a circa 720 m, domina la vallata del Salso e svela le radici antiche di una comunità che evolse dai Sicani all’ellenizzazione, passando per la dominazione romana.

Storia millenaria e trasformazioni epocali

Il sito nasce come villaggio castellucciano nel Bronzo Antico (XXIII–XV secolo a.C.) con capanne circolari scavate nella roccia, successivamente abbandonato e ricostruito fra XIII e X secolo a.C. con architetture innovative.
Intorno all’VIII secolo a.C., la collina si arricchisce di edifici sacri; tra VI e IV secolo a.C. i coloni rodio‑cretesi fortificano il monte con mura e torri difensive, trasformandolo in un presidio strategico. Le distruzioni successive (ad opera di Ducezio, Cartaginesi e probabilmente Agatocle) fanno e rifanno il sito fin al definitivo abbandono attorno al 310 a.C..

Il Sacello e i culti ctoni

All’esterno delle mura si scoprono capanne utilizzate come santuari per divinità ctonie: il celebre “Sacello di Sabucina”, modellino votivo in terracotta a forma di tempietto con cavalieri e gorgoni sul tetto, risale al VI secolo a.C. ed è conservato nel Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta.

Nel sottosuolo del sito, ingegnosi ipogei, utilizzati come rifugi, depositi o sepolture, raccontano antiche pratiche rituali e funerarie.

Scavi moderni e lo stato attuale

Gli scavi, iniziati negli anni ’60 dall’archeologo Piero Orlandini, hanno per primo identificato a Sabucina un villaggio del Bronzo Tardo, un unicum in Sicilia. Un antiquario e plastici interpretativi rendono intellegibile la disposizione urbana e gli stili abitativi evoluti.
 Oggi, pur visitabile su richiesta e ufficialmente parco regionale dal 2001, il sito soffre per incuria, vegetazione invasiva e presenze di tombaroli.

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