Gela. Da anni lo chiedono e questa volta hanno deciso di rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I componenti del Comitato per lo sviluppo dell’area gelese hanno inoltrato un resoconto di quanto accaduto negli anni, con un referendum e un successivo voto dell’assise civica, che disposero il passaggio di Gela alla Città metropolitana di Catania. Passaggio che non è mai avvenuto. “Caro presidente, le scriviamo da Gela, laboriosa e produttiva città che fu la patria del grande onorevole Salvatore Aldisio, suo padrino di battesimo. Questa segnalazione che le inviamo, è l’ennesima prova di come la democrazia in Italia non si applica ovunque, ma la si interpreta, spudoratamente, secondo i propri comodi di parte. Questa comunità il 28 maggio 2014, a seguito di una legge regionale che ne regolamentava l’intero iter (legge regionale 8/14), ha deciso con una delibera consiliare a maggioranza assoluta, di lasciare il Libero consorzio di Caltanissetta per aderire al Libero consorzio di Catania. Lo stesso iter previsto dalla novella legislativa regionale, disponeva che alla delibera sopra citata, seguisse un referendum popolare confermativo che si è puntualmente tenuto in città il 13 luglio 2014 e che ha visto, in piena estate, la partecipazione di 24 mila elettori (il 36 per cento degli aventi diritto) di cui il 99,8 per cento scelse di aderire al Libero consorzio di Catania”, si legge nella missiva inoltrata dal coordinatore del Comitato, Filippo Franzone. “A seguito di questo referendum, l’intero iter viene validato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana. Oltre a Gela, questo iter fu seguito dai comuni di Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea. Nel 2015, l’Assemblea regionale siciliana istituisce con la legge regionale 15/2015, le Città metropolitane in Sicilia. Sicché il Libero consorzio di Catania cambia denominazione in “Città metropolitana di Catania”. “A seguito di questo cambio di denominazione, ai Comuni che avevano scelto il Libero consorzio di Comuni di Catania, vale a dire Gela, Piazza Armerina e Niscemi, fu imposto nuovamente con apposita norma di produrre una delibera di adesione, aggiungendo un ulteriore passaggio all’iter originario. Il consiglio comunale di Gela, diverso per composizione da quello che aveva deliberato l’adesione al Libero consorzio di Catania, confermò l’adesione anche alla Città metropolitana di Catania, deliberando positivamente a maggioranza assoluta il 14 settembre 2015. Cionondimeno, dopo un anno ci siamo visti costretti a diffidare l’assessore alle Autonomie Locali (2016) per poter vedere il “ddl” di passaggio alla Città Metropolitana di Catania. Ddl che venne in seguito approvato dalla giunta regionale ed inviato alla commissione Affari Istituzionali in seno all’Ars. La commissione, in spregio alla normativa vigente, prodotta dallo stesso parlamento siciliano, esprime parere negativo per carenza di istruttoria da parte dell’assessorato alle Autonomie Locali. Il ddl viene così trasmesso in aula viziato dal parere sfavorevole, la votazione si conclude con l’approvazione del “non passaggio all’esame degli articoli”, così come proposto dalla commissione, adottandone motivazioni. Oggi l’articolo 44 della Legge regionale 15/15 rimane in vigore e inapplicato”, si legge ancora. Viene richiamata un passaggio della norma. “Norma transitoria in materia di adesione alla Città metropolitana di Catania ed al Libero consorzio comunale di Ragusa. Uno. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con deliberazione del consiglio comunale adottata a maggioranza assoluta dei componenti, i comuni di Gela, Niscemi e Piazza Armerina, che hanno deliberato di aderire al libero consorzio comunale di Catania, ed il comune di Licodia Eubea, che ha deliberato di aderire al libero consorzio comunale di Ragusa, ai sensi degli articoli 2 e 9 della legge regionale 24 marzo 2014, n. 8, possono deliberare di aderire rispettivamente alla Città metropolitana di Catania ed al libero consorzio comunale di Ragusa. Due. Nell’ipotesi di variazione territoriale ai sensi del comma uno, il Governo della Regione presenta all’Assemblea regionale siciliana il disegno di legge che prevede le modifiche territoriali”.
Ad oggi, come ricorda il Comitato per lo sviluppo dell’area gelese, tutti gli sforzi non sono serviti a nulla. “A nulla sono valsi i nostri incontri con presidenti di Regione, assessori regionali, presidenza Ars, parlamentari. I deputati della Regione siciliana non vogliono approvare ciò che con loro leggi hanno regolamentato, perché con il cambio territoriale, cambiano anche i collegi elettorali. 13 luglio 2014-13 luglio 2021. Per noi gelesi, questa data, vuol dire che abbiamo un vuoto di democrazia che dura sette anni. Non è un caso che su 21 regioni italiane l’unica a non aver portato gli enti intermedi al voto sia proprio la Sicilia. È dal 2013 – scrive Franzone – che in Sicilia le ex province sono commissariate, con l’avvallo di tutti. Pende sulle elezioni delle ex province la nostra impugnativa dinanzi al Tar. Ma ogni volta che impugniamo dinanzi al Tar, il Decreto presidenziale di indizione delle elezioni dei Liberi consorzi, l’Ars crea una nuova legge per spostare in avanti le elezioni e prorogare i commissariamenti”. I componenti del comitato si appellano a Mattarella, affinchè “ripristini la libertà”.