Donne e mafia, l’emancipazione raccontata da don Ciotti

 
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Gela. Le donne che gravitano attorno al mondo mafioso sono addestrate, esattamente come dei soldati. Solo che non stanno in trincea, o meglio la loro trincea è nascosta e si plasma seguendo l’ombra proiettata dal proprio uomo o dalla famiglia. Spesso è l’unica realtà che conoscono e che vogliono conoscere. Da qualche anno però anche all’interno delle cosche mafiose le donne si stanno ribellando alla cultura patriarcale. Alcune prendono le redini della famiglia,altre invece decidono di abbandonarle soprattutto per allontanare i figli da una vita violenta e delinquente.È proprio su queste donne vittime, complici e antagoniste che si è focalizzato l’incontro svoltosi al liceo delle scienze umane di Gela.
Ospiti dell’ evento tre figure femminili di rilievo che operano nel nostro territorio: il Questore di Caltanissetta Pinuccia Albertina Agnello ,il prefetto di Caltanissetta Chiara Armenia e Lucia Musti, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gela.

Grande protagonista dell’incontro con gli studenti Don Luigi Ciotti, pioniere dei luoghi di accoglienza e ascolto per giovani con problemi di tossicodipendenza e fondatore di Libera, l’associazione che si pone l’obiettivo di alimentare quel cambiamento etico, sociale e culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma d’ingiustizia, illegalità e malaffare.

All’evento organizzato dal dirigente Maurizio Tedesco in collaborazione con i service club femminili della città hanno partecipato anche i Comandanti
Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, e le autorità militari locali .

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