Documenti aggiustati per avere i contributi dal Comune, erano falsi poveri? Diciotto sott’accusa

 
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Gela. Avrebbero ottenuto contributi economici da Palazzo di Città senza averne i requisiti, soprattutto di reddito. Documenti “aggiustati” per avere il contributo. Per i magistrati della procura, quelli finiti a processo davanti al giudice Ersilia Guzzetta, in totale diciotto, sarebbero falsi indigenti, capaci di presentare documenti aggiustati pur di conseguire i contributi. E’ stata chiesta la condanna a sei mesi di reclusione ciascuno.  L’accusa di falso ideologico, però, è stata contestata, fin dalla fase d’indagine, dagli stessi imputati e dai loro legali. La decisione sul caso dovrebbe arrivare il prossimo 9 ottobre. I difensori, infatti, non si sono opposti alla rinnovazione delle attività processuali già svolte davanti ad un precedente giudice. Stando all’accusa, avrebbero presentato documenti attestanti redditi differenti da quelli percepiti: un presunto stratagemma per incassare il contributo comunale destinato al pagamento degli affitti in favore delle famiglie in difficoltà. Secondo la linea di difesa, invece, si sarebbe trattato solo di famiglie in vera difficoltà economica che avrebbero ottenuto contributi assai inferiori ai tremila euro, soglia punibile dalla legge. Adesso, spetterà proprio ai difensori concludere. Negli scorsi mesi, solo gli avvocati Carmelo Tuccio e Salvo Macrì avevano esposto le rispettive conclusioni. Il comune, invece, si è costituito parte civile con l’avvocato Franca Gennuso. Nel pool di difesa ci sono anche i legali Giovanna Zappulla, Davide Limoncello, Riccardo Lana, Flavio Sinatra, Mariella Giordano e Giuseppe Simonetti.

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