Dissalatore, l’impianto “fantasma”: la Regione vuole riattivarlo ma sarà possibile?

 
0

Gela. Già all’ingresso lo scenario non è certo dei migliori. Erbacce e ruggine hanno invaso quello che rimane del sesto modulo di un maxi-impianto di dissalazione all’interno del sito industriale di Eni attivo dagli anni Settanta a servizio della raffineria e della città.
Questo è uno dei tre impianti di dissalazione dell’isola che la cabina di regia del governo sull’emergenza idrica vorrebbe riattivare. Ma il progetto di riavvio solleva più di qualche dubbio.
Quando fu realizzato nel 2006, quello gelese era un impianto all’avanguardia ma la sua attività durò pochissimo. Dismesso appena sei anni dopo, anche a causa di guai giudiziari che contribuirono alla chiusura, amplificata anche dai debiti che la stessa Regione aveva accumulato con Eni per la gestione degli impianti e per la fornitura dell’acqua dissalata. Oggi a distanza di 14 anni il quinto modulo bis è solo un ammasso di lamiere. Un impianto fantasma. Rivitalizzarlo sembra un’impresa alquanto complicata e dai costi esorbitanti come confermano anche alcune fonti interne ad Eni che da mesi si confrontano con i tecnici regionali. Negli anni della riconversione Green, Eni ha di fatto dismesso tutti gli impianti accessori necessari alla vita stessa del Dissalatore, dalla fornitura elettrica alle condutture per la raccolta dell’acqua di mare. Il colosso industriale è pronto al confronto con la Regione per la rimessa in opera dei servizi, ma tempi e costi sembrano inevitabilmente crescere.

Ed è per questo che si sta pensando ad accantonare l’idea per realizzarne uno nuovo.
Nel frattempo la Piana di Gela rimane la più colpita dall’emergenza, le dighe sono vuote e le condutture della rete sono ormai ridotte a colabrodo. E, difficilmente, l’impianto “fantasma” tornerà a pompare acqua dissalata nelle case e nei campi gelesi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here