Di Stefano porta in municipio i quarantenni: il blocco civici-Pd-M5s per il “modello Gela”

 
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Di Cristina e Di Paola

Gela. Una sproporzione impensabile, solo pochi giorni fa. Il ballottaggio dà la città a Terenziano Di Stefano (con oltre il 60 per cento e quasi 14mila voti) e ad una coalizione che fa perno sulla sua lista “madre”, quella civica di “Una Buona Idea”, sul Pd e sul Movimento cinquestelle. Gli innesti, ufficiali e non, non sono mancati. Di Stefano rafforzava la sua corsa mentre evidentemente il candidato del patto largo centrodestra-moderati  Grazia Cosentino perdeva consensi (ha chiuso con il 38,9 per cento e 8.739 preferenze), anzitutto all’interno della sua stessa compagine. Il centrodestra, fiaccato dai fuoriusciti (molti dei quali rientrati solo di facciata), non ha retto. Di Stefano fa esordire a Palazzo di Città un patto progressista-civico fatto di quarantenni. Lo supportano il vicepresidente vicario dell’Ars Nuccio Di Paola, l’esponente della direzione nazionale dem Peppe Di Cristina, tutto il blocco dem e grillino, e una lista civica come “Una Buona Idea” che ha bissato l’exploit di cinque anni fa. La proposta progettuale si fa forte anche di espressioni autonomiste, di sinistra, del gruppo calendiano e di “Sud chiama nord” (seppur con un margine assai limitato). Filippo Franzone ha scelto Di Stefano, mettendo sul tavolo tre punti, il passaggio alla Città metropolitana di Catania, la battaglia per l’acqua e il rafforzamento della sanità. Poteva essere un patto dei quarantenni ancora più ampio se si fosse raggiunta l’intesa civica con Salvatore Scerra, leader di “Alleanza per Gela”, terzo al primo turno e che ora probabilmente cercherà di ricostruire dopo le tante defezioni patite.

Tanti ritengono che in fondo lo stesso Scerra non abbia disdegnato un appoggio, per ora informale, proprio a Di Stefano. I quarantenni sono chiamati alla prova del governo cittadino, con una composizione del consiglio comunale che gli può assicurare un equilibrio notevole. Le emergenze sono tutte irrisolte e amministrare al tempo del dissesto sarà tutt’altro che facile.

1 commento

  1. Di Paola ipocrita
    Se Gela e un modello,Caltanissetta allora cosa è? Una disfatta del movimento così come alle europee e in tutto il resto d’italia
    Vuole rudere? Che lo faccia ma ha perso dapertutto

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