Detenuti nel carcere “Ucciardone” usavano telefoni cellulari, a giudizio anche due gelesi

 
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Gela. Le indagini erano state chiuse lo scorso anno. Sono trenta i detenuti. Nonostante fossero reclusi nel carcere palermitano “Ucciardone”, avrebbero usato per diversi mesi telefoni cellulari, comunicando con l’esterno. Tra i coinvolti, due gelesi. Si tratta del trentaduenne Graziano Gaspare Romano e del quarantatreenne Emanuele Curvà (sono rappressentati dagli avvocati Carmelo Brentino e Rosario Prudenti). Insieme agli altri ventotto imputati risponderanno alle contestazioni in giudizio. E’ stato disposto il processo, attraverso decreto di citazione diretta a giudizio. Il procedimento, innanzi al magistrato del tribunale penale di Palermo, è fissato per il prossimo dicembre. Gli inquirenti hanno ricostruito la vicenda, partendo dai sequestri effettuati nel penitenziario palermitano. Uno degli imputati è accusato inoltre di aver minacciato un agente per impedire che effettuase un’ispezione nella sua cella.

Alcuni dei coinvolti avrebbero effettuato centinaia di chiamate, durante la reclusione. Tutti erano ristretti nello stesso periodo. Furono condotte ispezioni per poi arrivare ai primi sequestri e al ritrovamento dei telefoni, usati sia da detenuti italiani sia da stranieri. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Giorgia Spiri.

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