Gela. Prima usati per pagare alcuni mobili, ma poi denunciati come smarriti. Assegni per circa ottomila euro erano “costati” ad una giovane la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione. Titolare del conto corrente di riferimento, la ragazza finita a processo era accusata di calunnia. Secondo l’accusa, avrebbe saputo che quegli assegni erano serviti a pagare i mobili. Dopo la denuncia di smarrimento della borsa, spiegò che all’interno c’erano anche quei titoli. Gli assegni vennero protestati e il titolare del negozio di mobili subì un danno economico. Dopo la condanna di primo grado, per la giovane è arrivata l’assoluzione. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno accolto il ricorso presentato dal legale di difesa, l’avvocato Rocco La Placa.
Per il difensore, era stata la madre a prendere dalla borsa gli assegni e ad utilizzarli per pagare i mobili. L’imputata, invece, non sarebbe stata informata e dopo aver smarrito la borsa, riferì alle forze dell’ordine di aver perso anche gli assegni. Non avrebbe mentito. I giudici della Corte d’appello hanno accolto il ricorso, assolvendola.