Gela. Noi, quale popolo sottomesso e colonizzato da più di 160 anni, affermiamo che la massoneria è stata nemica della religione, di Dio, della chiesa in particolare e della nostra patria.
Di questo ci avvertirono i nostri padri, i padri della chiesa che la massoneria e il cristianesimo sono due sette religiose in perfetto contrasto, dove un massone non può essere religioso e un religioso non può essere massone, perché la massoneria è la negazione assoluta della religione e di Dio.
Questi contrasti furono vissuti da Papa Pio IX (1846-1878), che nasce in Senigallia nelle Marche il 13 maggio 1762 e muore a Roma il 7 febbraio 1878. Durante il suo lungo pontificato ha dovuto subire, per mano dei Savoia, queste grandi imposizioni. Partecipò alla prima guerra di indipendenza e mentre Vittorio Emanuele II occupava il Quirinale, il Papa Pio IX scomunicava il re e si ritirava prigioniero in Vaticano. Il 2 ottobre 1870 con il falso plebiscito che vide su 40.000 votanti, il voto contrario solo di 115 votanti (con il governo dei Savoia i contrari generalmente erano 1 o 2), i vincitori chiesero l’annessione al regno d’Italia, ratificando la fine del potere temporale dei Papi.
Il governo Italiano, per sanare la situazione, propose la “legge delle Guarentigie” ispirata dal Conte Cavour prima di morire della “libera chiesa in libero stato” dove fissava, tra l’altro, una donazione annua di 3.225.000 a favore delle casse Vaticane, ma Pio IX rifiutò l’offerta e continuò a rivendicare i diritti della chiesa riguardo al potere temporale.
L’8 dicembre del 1869, con l’apertura del concilio ecumenico Vaticano I, si chiudevano quasi tutti i problemi che con l’enciclica “Quanta cura” del 16 dicembre 1864, il Papa aveva posto allo Stato Italiano.
La lotta sferrata dai Savoia contro la chiesa cattolica e dai liberali durante il risorgimento è uno degli ultimi e significativi episodio delle cosiddette, ”guerre di religione”, giustificate dall’odio diffuso dalla riforma contro Roma che i principi protestanti e massoni scatenarono per impossessarsi delle proprietà della chiesa che la carità dei fedeli avevano nel corso dei secoli regalato al vaticano di Roma.
Pio IX, si pone il problema di prestare fede ai rivoltosi, ma i fatti quotidianamente stanno ha dimostrare il contrario. Ci piacerebbe, prosegue il pontefice, “che le cose stessero così ma purtroppo bisogna riconoscere che così non stanno noi desidereremmo prestare loro fede, se i dolorosissimi fatti, che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti non provassero il contrario”.
Certo i problemi della chiesa con lo stato Italiano, non trovarono breve soluzioni ma si trascinarono per lungo tempo, si deve al Papa Leone XIII la soluzione di molti problemi.
Gioacchino Pecci nasce a Carpinero Romano il 2 marzo 1810, da una famiglia originaria di Siena, studiò presso i gesuiti di Viterbo e si laureò alla università la Sapienza in diritto civile e diritto canonico.
Nel 1878 del 20 di febbraio fu elevato al soglio Pontificio, con il nome di Leone XIII, mentre aveva approfondito con gli ambienti culturali Belgi i rapporti tra stato e chiesa e nel 1846 nominato vescovo a Perugia, fondò una Cassa di risparmio e costituì il monte di pietà. Volle esprimere il suo dissenso con chi aveva occupato Roma, relegando il Papa nella città del vaticano, impartì la sua benedizione Urbi et Orbi dalla loggia interna della basilica di San Pietro, anziché da quella che si affacciava dalla piazza, come voleva la consuetudine.
L’enciclica Inscrutabili De Consilio del 1878, dove si pone in contrasto con Pio IX, perché preferisce guardare avanti piuttosto che al passato e prendere in considerazione i problemi universali e non quelli relativi al cattolicesimo italiano.
In questa enciclica del 1878, definisce chiaramente gli obiettivi del suo pontificato nel ricostruire una società imperniata sui valori del vangelo attraverso una nuova educazione della gioventù.
E’ piena di significato morale la lettera aperta al popolo italiano dell’8 dicembre 1892, dove non mancano le esortazione al buon operare e la messa in guardia della funzione disastrosa della massoneria guidata dal re dei Savoia in nome della massoneria dominante “e veramente si può essere italiani di nome e di effetto, e non risentirsi delle offese che si fanno tuttodì a quelle divine credenze, che sono le più belle della nostra gloria, che dettero all’Italia il primato sulle altre nazioni ed a Roma lo scettro spirituale del mondo”.
Leone XIII, affrontò con successo la persecuzione anticattolica di Bismarck, che aveva abolito alcune libertà di culto e sciolto alcuni ordini religiosi, tanto che l’imperatore Guglielmo gli rese visita a Roma, anche in Francia ottenne successo, avvicinando i cristiani francesi a Roma, altro sforzo di rinnovamento culturale della chiesa l’ottenne con l’insegnamento nelle scuole pubbliche e private.
Ma il documento che segna la svolta decisiva della chiesa fu l’enciclica Rerum Novarum del 1891 che gettò le basi del cattolicesimo sociale, dove si evince chiaramente che la proprietà non è più un furto come asseriva l’economista P.J. Proudhon e come la religione aveva fin ad allora imposto al clero.
Dopo la “Rerum Novarum” si sviluppa il credito cooperativo in tutta l’Italia e raggiunge vette altissime, oggi completamente disattese, perché sono sparite le funzioni del c.d.a. e gli organi esecutivi vengono eletti dal gruppo dirigente senza minimamente fare intervenire i soci nelle elezioni.
A Gela nasce la Banca Popolare Terranova di Sicilia, che diede un grosso impulso produttivo alla città di Gela. Costretta a fallire e nel 1935 viene liquidata. Altre due banche gelesi fecero la stessa fine.
Tutte le banche di credito cooperativo che nascono dopo la Rerum Novarum finiscono, per il coinvolgimento politico e per il disinteresse dei politici locali, nel nulla. Mentre l’ultima nata a Gela la BCC del Golfo di Gela, trasformata in un oligopolio che annulla la funzione del socio e degli organi sociali, viene venduta alla Toniolo di San Cataldo da un presidente accentratore, coinvolto nella nuova gestione delle BCC. Venduta anche la BCC Sofige alla banca Del Nisseno.
Sulle banche di Gela, ne abbiamo parlato ampiamente in precedenza. (fonti; Angela Pellicciari – Risorgimento da Riscrivere)