Gela. La scorsa notte, ignoti malviventi hanno affievolito il sogno di quattro vicentini di creare una nuova economia a Gela con il progetto “speranza verde”. I ladri hanno razziato la piantagione di canapa biomedica avviata a luglio, in contrada Spinasanta, dall’azienda, ribattezzata appunto, “Green hope” di Kevin Nastasi e Singh Pushpinder. Su una superficie complessiva di 4mila metri quadrati hanno realizzato tre grandi serre. “Il bilancio dell’azione furtiva è al vaglio degli inquirenti – spiega Miriam Nicastro, socia della Green hope – Sicuramente hanno cancellato sessantamila euro frutto di una vita di risparmi, accantonati per cambiare vita e tornare nella terra natia dei miei genitori”. Una formale denuncia è stata sporta, ieri sera, presso il commissariato di polizia in via Calogero Zucchetto. I ladri sarebbero entrati in azione ieri pomeriggio svuotando due delle tre serre in contrada Spinasanta dalla “Green hope”. “Hanno portato via circa 1800 piante di canapa, pronte alla raccolta – ammette Miriam Nicastro, socia della società – Sicuramente chi ha agito ci pedinava da tempo. Avremmo dovuto raccoglierle lunedì mattina, garantendo anche occupazione nel territorio. Mi si stringe il cuore dovere comunicare ai lavoratori che lunedì dovranno restare a casa. La piantagione non era assicurata – ammette l’imprenditrice – Cercheremo con le nostre forze di raccogliere le piante scampate all’azione furtiva, probabilmente, solo perché erano nella serra più distante dalla strada”.
L’ennesimo colpo, perpetrato nelle campagne a ridosso del perimetro urbano, è stato commentato anche da David Melfa, titolare dell’azienda Rete canapa Sicilia, primo a puntare sulla coltivazione di canapa biomedica in città. “E’ una delusione anche per me – incalza David Melfa – Oltre al fatto di non riuscire a fare rete nel territorio dobbiamo fare i conti con le preoccupanti problematiche di sicurezza nelle campagne. Sono questi – conclude il responsabile di Rete Canapa Sicilia – episodi che sicuramente scoraggiano chi vuole investire nel territorio. Noi ci battiamo da anni per promuovere un nuovo modello di sviluppo basato proprio su questa pianta”.
Gli imprenditori vicentini, dal canto loro, hanno rischiato di sfaldarsi dopo essersi accorti del raid furtivo alle loro serre. La compagna di uno dei due titolari dell’azienda, in dolce attesa, avrebbe avanzato l’idea di abbandonare il progetto per tornare a Vicenza.
“E’ l’investimento di una vita – dice amareggiata Miriam Nicastro – Siamo partiti da Vicenza per godere delle caratteristiche naturali di questa terra, sperando di poter contribuire, nel nostro piccolo, a creare occupazione. Mi sento quasi sconfitta ma non mollo.
Eravamo contenti di essere venuti qui dove, sicuramente, la qualità della vita è superiore rispetto al nord. A Vicenza, mio marito si occupava di coltivazione di canapa biomedica mentre io era una cuoca”. La donna, Miriam Nicastro, aveva fatto leva sulle sue origini gelesi, riuscendo a convincere il marito, il figlio e la compagna di quest’ultimo a cambiare vita trasferendosi dal nord Italia a Gela. “Non mi arrendo – conclude Miriam Nicastro – La città in mano a questa gente non la lascerò mai. Adesso non abbiamo soldi ma sapremo reinventarci. Pianteremo di nuovo. Non possono vincere i criminali”.
Brava non demordere.