"Critiche D&G? Sono da bigotti", Iudice: "Troppi limiti culturali condannano la città"
Gela. “Le critiche allo spot di Dolce&Gabbana? Purtroppo, i social dimostrano una certa visione bigotta e invidiosa. Non si ha alcun rispetto per gli stili e i linguaggi dell’arte”. L’artista Giov...
Gela. “Le critiche allo spot di Dolce&Gabbana? Purtroppo, i social dimostrano una certa visione bigotta e invidiosa. Non si ha alcun rispetto per gli stili e i linguaggi dell’arte”. L’artista Giovanni Iudice non si schiera per nulla con il coro di ferma critica verso le immagini diffuse dalla casa di moda, che ha scelto la zona del belvedere di piazza Mattei per reclamizzare la collezione autunno-inverno 2021. Per tanti, soprattutto per chi sui social non fa mai mancare un qualsiasi parere su ogni tema, sarebbero immagini da “censurare”, che rilasciano l’ennesima idea di città allo sbando e fondamentalmente brutta. La zona del belvedere da anni attende una vera riqualificazione e il fotografo Juergen Teller ha scelto immagini di forte contrasto, puntando sul vicino cinema “Hollywood”.
“Il terribile messaggio che passa di noi gelesi fa comprendere lo status di scarso rispetto per gli stili e i linguaggi dell’arte. Non si doveva far vedere Gela così brutta? Non a livelli così alti? Dobbiamo saperlo solo noi, magari ci voltiamo quotidianamente la faccia dall’altra parte, come si faceva a Corleone quando Riina, latitante, viveva tra i vicoli? E la Rai che filmava era condannata dal solito campanilismo paesano che lascia il tempo che trova. Convivere con il brutto – dice ancora – non denunciarlo, è essere complici. Sembra una regola essere assuefatti al brutto, e trasgredirla è un codice, non riconoscibile da chi ha quella cultura mafiosa e lo accetta. Quindi, ci si accorge ipocritamente di una città brutta, quando un artista o uno stilista la ritrae?”. Secondo Iudice, si tratta di “limiti evidenti”, che pesano non solo sulla città ma su una visione più complessiva di cultura. “Così non si va da nessuna parte – aggiunge – perché l’economia di una città passa dall’accreditamento della sua immagine e l’alzata del polverone nei social, da parte di chi non è competente in materia, dimostra i limiti della nostra comunità, inconsapevolmente bigotta e invidiosa. I miei concittadini dovrebbero occuparsi maggiormente di quello che fanno ogni giorno”.
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