Gela. La confisca dei beni e misure personali erano state confermate sia in primo che in secondo grado. Lo scorso anno, invece, la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della difesa dell’imprenditore Valerio Longo e della moglie Monica Rinzivillo, dispose l’annullamento con rinvio, nuovamente alla Corte d’appello nissena. I giudici, sulla base di quanto indicato dai magistrati romani, ora hanno del tutto rivisto la prima decisione, disponendo la revoca della confisca dei beni e delle misure che erano state applicate a Longo e alla consorte. La linea espressa dal difensore, l’avvocato Giovanni Lomonaco, è stata accolta. Non sono considerati fondati i presupposti che portarono alla confisca di un consistente patrimonio, fatto anche di partecipazioni societarie, immobili, conti corrente e due automobili di grossa cilindrata. L’attenzione degli inquirenti più volte si concentrò su Longo, indicato come vicino al gruppo di mafia dei Rinzivillo, anche sulla base dei legami familiari della moglie.
L’imprenditore è attualmente a processo in un procedimento legato proprio all’intestazione di beni. La Corte d’appello, nel giudizio sulle misure di prevenzione, ha però escluso che la confisca abbia le basi per essere mantenuta. Così, tutti i beni e le disponibilità dovranno essere restituiti ai coniugi.