Gela. Chi trasportava droga per conto del gruppo, veniva pagato per il servizio svolto. Secondo gli investigatori, che per mesi seguirono i presunti componenti dell’organizzazione, scoperta con l’indagine “Boomerang”, ci sarebbe stata una struttura ben definita, con Giacomo Gerbino e Salvatore Gambino, al vertice. Ieri, in aula, davanti al collegio penale del tribunale, è stato uno dei carabinieri che coordinò le investigazioni ad approfondire i principali aspetti dell’indagine, che ha portato a processo quelli che vengono considerati pienamente inseriti nell’affare della droga. I canali di rifornimento erano Vittoria per la marijuana e Catania per la cocaina, ha detto il militare. I gelesi, in molti casi, avrebbero operato come broker della droga e Gerbino, sottoposto ai domiciliari, ma con permessi lavorativi, sarebbe riuscito a tenere gli affari, ricevendo clienti e altri coinvolti, nei pressi di un lavaggio per automobili. Gli inquirenti sono certi, inoltre, che ci fosse una cassa comune, per finanziare il traffico. “Gambino si vantava, anche in conversazioni che abbiamo intercettato, del fatto che riuscisse a trasportare la droga attraverso staffette, senza effettuare personalmente i viaggi”, ha detto il carabiniere. Davanti al collegio penale del tribunale, ne rispondono lo stesso Gambino e Salvatore Graziano Biundo, Rocco Carfì, Giuseppe Celona, Emanuele Iapichello, Salvatore Piva e Gianfranco Vasile. Altri imputati, che hanno invece scelto il rito abbreviato, sono già stati condannati in primo grado e attendono le decisioni di appello. Il testimone, rispondendo alle domande del pm della Dda di Caltanissetta Davide Spina, ha ripercorso gran parte delle fasi dell’indagine, tracciando il ruolo che ognuno avrebbe ricoperto, confermando comunque che “ai vertici c’erano Gerbino e Gambino”. Ha anche parlato dei rapporti di uno degli imputati, Carfì, con Bruno Di Giacomo, ritenuto nuovo reggente degli stiddari. Anche se successivamente avrebbe deciso di prendere le distanze.
Non sarebbero mancate situazioni di tensione, quando si scoprì l’ammanco di diversi grammi di cocaina. Tutti particolari che emersero dalle intercettazioni condotte dagli inquirenti. I legali di difesa, invece, già nel corso delle indagini, hanno escluso l’esistenza di un’organizzazione e gli imputati hanno negato di aver mai trafficato droga. Sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì, Raffaela Nastasi, Giovanni Lomonaco, Cristina Alfieri e Luigi Di Natale.