ROMA (ITALPRESS) – Carenza di liquidità e calo dei consumi hanno rappresentato il principale ostacolo all’attività di impresa durante l’emergenza sanitaria, ma c’è anche un 11% di imprese che indica nella criminalità un ulteriore, pericoloso ostacolo allo svolgimento della propria attività. In particolare, circa il 10% degli imprenditori, in questo periodo, risulta esposto all’usura o a tentativi di appropriazione ‘anomalà dell’azienda, ma la percentuale cresce fino a quasi il 20% per quegli imprenditori che sono molto preoccupati per il verificarsi di questi fenomeni nel proprio quartiere o nella zona della propria attività e ancora oggi quasi 1 impresa su 3, di fronte a questi fenomeni criminali, non sa cosa fare. Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un’indagine sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle imprese del commercio e della ristorazione durante e dopo il lockdown realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format research.
Il 60% circa degli intervistati ritiene che l’imprenditore che si trova alle prese con i fenomeni criminali dell’usura e del tentativo della malavita di impadronirsi delle imprese deve denunciare subito alle forze dell’ordine o comunque alla magistratura il reato del quale è rimasto vittima. Il 67,4% delle imprese intervistate ritiene, comunque, “molto” o “abbastanza” efficace l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura, per contrastare l’azione della criminalità contro le imprese.
“La crisi economica ha una zona d’ombra dove rischia di rafforzarsi la criminalità. Le nostre imprese in difficoltà denunciano sempre più spesso usura, estorsioni e acquisizioni illecite. Abbiamo fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine e, insieme, è necessaria più rapidità per far giungere i sostegni previsti dal decreto rilancio alle aziende e irrobustirli. Solo così si combatte la criminalità e si ricostruisce un’economia sana”, sottolinea il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
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