Gela. “Mettere la città in zona rossa, significa decretarne la morte”. Esercenti, artigiani e piccoli imprenditori non accettano la decisione, confermata da Palermo. “E’ un danno e una beffa. Un commerciante o un artigiano deve chiudere ma vedere le strade piene di gente a passeggio. Non è possibile questo. E questo succede perché non c’è responsabilità collettiva sufficiente e non c’è la presenza sufficiente delle forze dell’ordine. La preoccupazione tra gli imprenditori ha ormai raggiunto livelli molto alti e c’è il rischio di tensioni sociali. Casartigiani – dice il presidente Antonio Ruvio – sarà al fianco degli associati che decideranno di scendere in piazza per manifestare e non si escludono altre iniziative di protesta nei prossimi giorni. Non è più rinviabile, serve aprire un tavolo di confronto se si vogliono evitare conseguenze economiche e sociali devastanti”.
Ruvio chiede all’intero settore di alzare la guardia, senza scendere in errori politici. “Invitiamo le altre associazioni di categoria e i sindacati a unirsi al nostro appello perché senza un nuovo patto sociale e senza un’operazione verità sui numeri della pandemia in città, la tenuta sociale è a rischio. Non può esserci spazio in questo momento per giochi politici e per decisioni calate dall’alto. Mettere Gela in zona
rossa significa decretarne la morte economica. Dopo oltre un anno di sacrifici, di mancati ristori e di crisi economica questo è il colpo finale – aggiunge Ruvio – diciamo le cose come stanno, in città sono mancati completamente i controlli per scoraggiare assembramenti e riunioni che hanno favorito gli aumenti dei contagi, cosi andiamo verso il disastro. Piove sul bagnato, non dobbiamo morire di Covid ma così costringiamo migliaia di famiglie alla fame”. Gli esercenti erano stati tra i primi a mobilitarsi per chiedere misure meno restrittive.