Gela. Una rete di frodi all’erario che avrebbe determinato un ammanco di almeno ventidue milioni di euro. Fu ricostruita dai pm della procura e dai finanzieri e dopo il rinvio a giudizio degli scorsi mesi, cinquantotto imputati sono arrivati davanti al collegio penale del tribunale. I giudici sono stati impegnati anzitutto nell’analisi delle notifiche, con la necessità di rinnovarne alcune. Tutte attività preliminari all’apertura del dibattimento. Una delle menti del sistema sarebbe stato il consulente Rosario Marchese, già coinvolto in altre indagini dello stesso tipo e di recente condannato, non in via definitiva, per le vicende dei blitz “Stella cadente” e “Leonessa”. Insieme a lui, sono a processo Gianfranco Casassa, Alberto Sessa, Roberto Edoardo Golda-Perini, Valentina Bellanti, Giuseppe Nastasi, Salvatore Sambito, Ilario Rubbio, Carlo Zanti, Claudio Bruno, Luciano Filippini, Rosario Reina, Mario Castelluccia, Cinzia Casto, Marco Lorenzini, Giuseppe Tramontana, Marcello Bresci, Silvio Sapienza, Ignazio Trubia, Giuseppe Coriale, Leonardo Schiera, Luigi Di Sazio, Andrea Calabrese, Giuseppe Torno, Luca Pansini, Vincenzo Abruzzo, Francesco Dragone, Giovanni Schifano, Antonio Santoiemma, Josè Pelasgi, Daniele Liberati, Luca Birbes, Ivan Sorrenti, Antonio Rinciani, Michele Santobuono, Franco Pettenazza, Paolo Zanoletti, Giovanni Ceglia, Vittorio Savoldelli, Gianfranco Vedelago, Cinzia Alasonatti, Anna Maria Valentino, Pierino Chindamo, Antonino Mandaglio, Umberto Palumbo, Marco Tagliavia, Daniela Spinelli, Walter Guzaman Anampa, Bernardo La Susa, Giulio Cristina, Enrico Zumbo, Ernesto Trezzi, Marco Belardi, Luciano Sallia, Tania Messina, Naser Hyseni, Giuseppe Serio e Simone Malatesta. Nell’inchiesta sono stati coinvolti diversi imprenditori del nord Italia e non solo, ma anche professionisti.
Secondo le contestazioni, tutti si sarebbero rivolti a Marchese e al suo gruppo, per cercare di ottenere vantaggi fiscali non dovuti, anche attraverso detrazioni per presunti investimenti in aree svantaggiate, che in realtà non si sarebbero mai concretizzati. In fase di indagine vennero disposti consistenti sequestri di beni e conti corrente. Gli inquirenti da tempo seguono le tracce investigative del sistema delle compensazioni indebite. Tra i legali di difesa, ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Giovanna Zappulla, Giovanna Cassarà, Giovanni Cannizzaro, Francesco Enia, Ivan Bellanti, Giusy Ialazzo, Enrico Aliotta, Dalila Di Dio, Nicola Martello, Rocco La Placa, Giacomo Di Fede, Michele Aliotta, Giuseppe Dacquì, Antonio Gagliano, Vittorio Giardino, Elio Lembati e Paolo Testa.