Come un anno fa Di Stefano chiamato a scelte politiche, il "modello Gela" largo non piace a tutti
Il sindaco sembra credere poco nell'autosufficienza di quella che fu l'agorà e se l'obiettivo è un governo di dieci anni, in città, vorrebbe mettere altri tasselli, politici ed elettorali

Gela. Come abbiamo ampiamente riferito, il sindaco Di Stefano, seppur la precedenza vada necessariamente a scadenze essenziali come quella per il bilancio stabilmente riequilibrato, si trova in un momento politico di riflessioni. La scorsa settimana, come riportato, ha richiamato tutti gli alleati del “modello Gela”, senza trascurare i centristi, a “fare quadrato”, anche in una prospettiva successiva legata alle elezioni regionali. Al contempo, ha rilanciato il “patto per la città” ripreso da chi, come l'ex candidato a sindaco Salvatore Scerra, lo ha sostenuto al ballottaggio di un anno fa, senza comunque aderire mai ufficialmente al “modello Gela” e alla coalizione costruita nell'agorà. Di Stefano si trova davanti a capitoli politici che ricalcano quelli che erano venuti alla ribalta dodici mesi fa, non appena si insediò a Palazzo di Città. La vicenda del rapporto con lo stesso Scerra, non a caso, era proprio maturata in quei giorni del 2024, a urne chiuse e con un neo sindaco chiamato a mettersi alla testa di una coalizione, tendenzialmente progressista e civica. Oggi, qualcosa in più pare esserci. Il dialogo con Scerra sembra consolidato fuori dai partiti, in un percorso che ha caratteristiche civiche e rivolte alla città. Il sindaco pare avere parecchia fiducia inoltre nel dialogo con un altro supporter elettorale, l'ex presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito, anche lui fuori dai partiti ma pronto a dare un contributo, se gli venisse chiesto. Un allargamento che nella sua maggioranza piace a qualcuno, come gli autonomisti dell'Mpa, altro nodo di congiunzione che fa parecchio discutere, data la collocazione nel centrodestra in Regione e in Provincia, e la contemporanea ubicazione, in città, nel “modello Gela”. I lombardiani non direbbero no a nuovi ingressi e pare stiano lavorando per rimpolpare ulteriormente il gruppo consiliare, dopo l'adesione dell'ex M5s Lucia Lupo. Il quesito vero, per Di Stefano, sta tra i progressisti e in un'area civica che non guarda di buon grado al potenziale ingresso di esponenti fuori dai partiti, sì, ma certamente di tradizione centrodestra. Il sindaco, come abbiamo riferito, vuole trovare “l'equilibrio” tra partiti ed esponenti che lo hanno supportato un anno fa, senza far parte della coalizione. Non pare impresa politica semplice. Partiti come il Pd e il Movimento cinquestelle, colonne portanti del “modello Gela”, probabilmente direbbero no a una convivenza nel governo cittadino con chi si mise alla testa di una coalizione alternativa al centrodestra ufficiale ma sempre imbevuta di quella tradizione, come Scerra e non solo. L'ex consigliere comunale, che il suo percorso politico lo sta sviluppando seguendo schemi diversi da quelli tipici del centrodestra e anzi in controtendenza critica, si è messo a disposizione e pare sempre più vicino al sindaco. Di Stefano, preferibilmente nella condivisione con gli alleati, dovrà tracciare una linea politica che parli la lingua del “modello Gela” ma a questo punto che possa trovare altre aperture, per dare rappresentanza a chi lo ha sostenuto. Il sindaco sembra credere poco nell'autosufficienza di quella che fu l'agorà e se l'obiettivo è un governo di dieci anni, in città, vorrebbe mettere altri tasselli, politici ed elettorali. Come un anno fa, sul suo tavolo ci sono parecchie carte e vanno scoperte poco alla volta, in un processo di restyling che dovrà fare a meno di qualche tassello attuale di giunta, per fare spazio ad innesti la cui identità politica va ancora svelata. E' probabile che gli esiti delle riflessioni si avranno non prima di settembre, se non oltre.
In foto il sindaco Di Stefano