Torino. “Da quando mia madre aveva deciso di lasciarlo, mentre lui era in vacanza in Sicilia, le cose erano peggiorate. Ha deciso di tornare a Torino e ogni settimana a casa nostra dovevano intervenire la polizia o i carabinieri. Era un continuo”. Il ventitreenne Gaetano Pingo, figlio del gelese cinquantottenne Crocifisso Pingo, accusato del tentato omicidio dell’ex compagna Patrizia Burzotta, l’ha spiegato a Repubblica-Torino. La madre è comunque fuori pericolo ma ha profonde ferite. Pingo l’ha colpita con almeno quattordici coltellate. Ha usato i coltelli trovati nell’abitazione di famiglia. Era ritornato a Torino da qualche giorno, con la promessa di sbrigare alcune pratiche per la sua patologia al cuore. “Aveva detto di essere cambiato – aggiunge il figlio – aveva giurato che avrebbe mantenuto la calma e che si sarebbe fermato solo qualche giorno”. Da quanto ricostruito dagli investigatori, invece, Pingo avrebbe atteso che i due figli uscissero da casa per tentare un chiarimento con l’ex compagna cinquantaquattrenne. Patrizia Burzotta, dopo una relazione durata ventitré anni, aveva comunque deciso di lasciarlo. Per tutta risposta, Pingo l’ha colpita con le lame, ferendola soprattutto al volto.
“Non era mai stato violento, nel senso che non le aveva mai messo le mani addosso – aggiunge il figlio – ma le sue erano violenze psicologiche, urlava, la insultava e le diceva cose orribili. Si era convinto che mia madre avesse un altro e volesse lasciarlo per questo”. Nei prossimi giorni, il cinquantottenne dovrebbe presentarsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Ha atteso che i carabinieri intervenissero nello stabile dove viveva la sua famiglia per farsi arrestare.