Gela. Colpi di pistola contro un’abitazione a ridosso del lungomare Federico II di Svevia. A sparare sarebbe stato il ventinovenne Giovanni Rinzivillo, adesso condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione. Il verdetto è stato pronunciato dal giudice Marica Marino che ha emesso una decisione ancora più pesante rispetto alle richieste del pm Gesualda Perspicace. Dai banchi dell’accusa, a conclusione della requisitoria, è arrivata la richiesta di condanna a quattro anni di detenzione. Per il pubblico ministero, Rinzivillo avrebbe fatto fuoco contro la finestra dell’abitazione, dove vive la famiglia di un presunto rivale. Il giovane, sentito in aula, ha però escluso di aver mai avuto contrasti con l’imputato. In base alla ricostruzione fornita dai poliziotti del commissariato, il ventinovenne, in sella ad una moto da cross, avrebbe sparato in pieno pomeriggio per poi darsi alla fuga. L’imputato, difeso dall’avvocato Giusy Ialazzo, ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento.
Il legale ha portato in aula una serie di elementi che mettono in dubbio le conclusioni investigative. Mancherebbero immagini che possano identificare il giovane accusato, che proprio in quel periodo era sottoposto agli arresti domiciliari con il bracciale elettronico. Non sarebbero state effettuate perizie tecniche sui fori ritrovati nella finestra e le versioni rese dagli investigatori non coinciderebbero con quelle poi esposte in giudizio. Per la difesa, inoltre, anche i tabulati telefonici escluderebbero la presenza del giovane nei pressi dell’abitazione presa di mira. Le accuse contro Rinzivillo sono state formulate anche sulla base del contenuto di alcune intercettazioni telefoniche, legate ad indagini parallele. Davanti al pesante verdetto, la difesa preannuncia appello.