ROMA (ITALPRESS) – Tra le categorie di lavoratori che hanno avuto enormi conseguenze dalle restrizioni volute dal governo per contrastare la diffusione del Covid 19 ci sono badanti, colf e baby sitter. Un settore che aiuta quotidianamente 2 milioni di famiglie italiane ma che e’ colpito da un alto tasso di lavoro in nero, oltre il 60%. Si tratta di lavoratori e lavoratrici che sono stati inizialmente esclusi dalle misure economiche del Decreto Cura Italia e che nel decreto di aprile dovrebbero riuscire a trovare l’inserimento di ammortizzatori sociali, cosi’ come spiega all’Italpress il presidente di Cassacolf, Lorenzo Gasparrini: “A livello di ammortizzatori sociali e dell’attenzione del governo verso il lavoro domestico all’inizio c’e’ stata una netta esclusione Nel Cura Italia i lavoratori domestici sono stati esclusi dalla cassa integrazione in deroga e alle famiglie e’ stato dato semplicemente la possibilita’ di posticipare il versamento dei contributi assistenziali, con la scadenza che e’ slittata dal 10 aprile al 10 giugno. Ci siamo mossi come parti sociali tutti insieme, sia sindacati sia parti datoriali, e siamo riusciti ad ottenere, lunedi’ scorso, un incontro con il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Abbiamo chiesto la cassa integrazione per i lavoratori e il ministro ha detto che nel decreto aprile ci dovrebbe essere qualcosa per il settore domestico, una specie di cassa in deroga semplificata, un incrocio tra una cassa in deroga e un’indennita’ da dare al lavoratore”. “Il nostro settore e’ in una fase molto particolare – dice Gasparrini -. Prima del coronavirus avevamo 2 milioni di famiglie italiane che avevano a servizio badanti, colf, e babysitter, di cui il 60% erano lavoratori in nero. Dopo il Cura Italia, che ha limitato gli spostamenti, nel Nord Italia abbiamo avuto i rapporti di lavoro che si sono mantenuti in essere, creando delle sospensioni di lavoro extra feriali, cioe’ e’ stata data la possibilita’ al datore di lavoro di mantenere il posto di lavoro senza farlo andare al lavoro, riconoscendogli la retribuzione, ma con una differenza: le colf sono state lasciate a casa ma con lo stipendio, cosi’ come le babysitter, mentre per le badanti, specialmente le conviventi, il discorso e’ diverso, perche’ e’ una necessita’ che perdura anche in questo periodo, quindi abbiamo avuto una situazione in cui badanti, sia regolari sia in nero, hanno vissuto la fase dell’epidemia all’interno della casa della famiglia. Non sono stati interrotti i rapporti di lavoro – prosegue – ma le badanti, anche se in quarantena, hanno continuato a svolgere la loro attivita’. Non c’e’ stato, quindi, un aumento di licenziamenti rispetto al periodo dello scorso anno. Nel sud Italia, invece, sono aumentate le regolarizzazioni, perche’ per muoversi c’e’ bisogno dell’autocertificazione. Abbiamo, quindi, assistito a una regolarizzazione che possiamo stimare intorno al 10-15%”.Una situazione che riguarda sia lavoratori italiani che stranieri perche’, secondo i dati nazionali, il 72% dei lavoratori del settore provengono da altri Paesi.”Dovrebbe essere previsto anche un aiuto per il lavoratore quando va in malattia, in quarantena, cosa che gia’ facciamo noi come cassa colf riconoscendo 40 euro ai giorno ai positivi – spiega Gasparrini -. Nell’incontro con la ministra Catalfo, inoltre, abbiamo chiesto anche di pensare alla fase due. Le difficolta’ ci sono anche per le famiglie, per questo abbiamo chiesto la deducibilita’ fiscale delle retribuzioni. Perche’ se marzo le famiglie non hanno licenziato i lavoratori, ad aprile e maggio, se non si fara’ qualche cosa, andremo verso il collasso del settore domestico”. (ITALPRESS).