Gela. Diciassette indagati perché, a vario titolo, avrebbero avuto un ruolo nella gestione dell’impianto clorosoda all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Ieri mattina, nel corso dell’udienza tenutasi davanti al gip Fabrizio Molinari, non è mancata la tensione.
I quattro periti nominati con il compito di valutare lo stato di salute di centoventi ex operai di quell’impianto hanno chiesto una proroga del termine fissato per il deposito della definitiva relazione sul caso. “La procura – ha detto l’esperto Fabio De Giorgio – ci ha fatto pervenire altro materiale di studio. Chiediamo tempo fino al prossimo luglio”. Per questa ragione, si sono alzate le voci degli ex operai presenti in aula. Il pubblico ministero Antonio D’Antona ha controbattuto. “L’incarico – è intervenuto – vi è stato affidato a dicembre di due anni fa. Vi chiedo di essere più celeri”. Sono ventisei i casi ritenuti plausibili di patologie sospette che hanno colpito gli operai: novantacinque, invece, quelli non plausibili. “La perizia doveva essere depositata subito – si sono sfogati i lavoratori fuori dall’aula – i nostri colleghi continuano a morire”. I quattro periti hanno fissato, per il prossimo 9 aprile, un incontro a Roma con legali e tecnici che seguono le indagini. La prossima udienza si terrà ad ottobre.