Gela. Una lunga attesa, ad oggi senza riscontro. L’area di crisi, con annesso accordo di programma, e il Contratto istituzionale di sviluppo, sono i grandi assenti per un rilancio del territorio che stenta a proporsi. Come abbiamo più volte ricordato, l’accordo di programma scade ad ottobre e da quello che emerge sugli undici progetti di investimento proposti per l’area di crisi, cinque non hanno superato le verifiche condotte da Invitalia. Non ci sono tempi certi per la graduatoria definitiva a seguito di avviso presentato ufficialmente lo scorso anno. Non è ancora stata redatta. Il senatore Pietro Lorefice ha presentato un’interrogazione sul tema ma difficilmente ci potranno essere novità salienti, nell’arco di un breve periodo. Governo e Regione avevano confermato lo stanziamento complessivo di circa venti milioni di euro, peraltro piuttosto limitato per un’area di crisi che annovera oltre venti Comuni, con Gela capofila. Era uno strumento delineato all’indomani della riconversione di raffineria ma a dieci anni di distanza solo un progetto è arrivato a destinazione finale.
Il Contratto istituzionale di sviluppo rimane un mistero. Avrebbe dovuto quasi inglobare l’accordo di programma e assicurare un regime di facilitazioni per gli investimenti in aree in costante flessione economica, ma pare tutto sospeso. A livello ministeriale, non ci sono più riscontri ormai da diverso tempo. Di recente, il sindaco Lucio Greco aveva lanciato un appello pubblico ai parlamentari del territorio ma sul Cis mancano veri sviluppi, nonostante il lavoro preparatorio fosse stato completato dagli uffici del municipio. Gli investimenti di Eni, che comunque il cronoprogramma lo sta osservando, non bastano da soli per rilanciare un tessuto economico che fa fatica a reggersi e un’area industriale da tempo impegnata a fare i conti con deficit infrastrutturali e non solo. Neanche gli investimenti sull’idrogeno nelle aree industriali dismesse hanno aperto varchi. Tra quelli selezionati dalla Regione non risultano progetti per l’area locale.