Gela. Si riapre l’istruttoria in appello e i giudici nisseni di secondo grado sentiranno la giovane che sarebbe stata violentata dal padre. L’uomo, un cinquantenne, è stato condannato a nove anni di reclusione dal collegio penale del tribunale di Gela. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Salvo Macrì, ha impugnato quella pesante decisione e adesso ha ottenuto di poter sentire proprio la figlia che sarebbe stata vittima. Un’audizione che non venne consentita in primo grado, dato che i giudici ritennero sufficienti le dichiarazioni rese dalla giovane, minore all’epoca dei fatti, nel corso dell’incidente probatorio. In base alle accuse, l’imputato avrebbe abusato sessualmente della figlia, che per qualche settimana era ritornata in città. Viveva infatti con la madre, ma fuori dalla Sicilia. Una versione che però non ha mai convinto del tutto la difesa. Dopo i presunti abusi, infatti, la ragazza ha deciso di ritornare a vivere con il padre e addirittura si sarebbe autodenunciata per calunnia, ritrattando le prime accuse mosse nei confronti del genitore.
Per il legale di difesa, non è da escludere che le gravi dichiarazioni della giovane possano essere state favorite dal clima di conflittualità nei rapporti tra i due genitori, separati da tempo. Saranno i magistrati della Corte d’appello di Caltanissetta a verificare la fondatezza della versione che ha fatto partire l’indagine ai danni dell’uomo, poi condannato in primo grado.