Cinesi e tunisini assunti con contratti fittizzi, a giudizio padre e figlio

 
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Gela. Secondo l’ispettorato del Lavoro nascondevano all’interno di un abitazione tre immigrati clandestini. Seppur in possesso di un contratto di lavoro per l’accusa si trattava di un escamotage per ottenere il permesso di soggiorno.

Per questo motivo il Giudice per le udienze preliminari del tribunale, Lirio Conti, ha chiesto il rinvio a giudizio di due uomini, padre e figlio. Sono accusati di aver sfruttato tre cittadini, due cinesi ed uno tunisino. I due, E.F. Di 53 anni e N.F. Di 30, sono stati denunciati dall’ispettorato del lavoro a conclusione di un controllo in un appartamento della madre dei due imputati. In pratica i tre extracomunitari svolgevano il ruolo di badanti all’anziana proprietaria, che ammise con candore la sua “ospitalità”. I due imputati dimostrarono che i tre era regolarmente assunti con un contratto di lavoro, che però la magistratura ritenne fittizio. L’avvocato Salvo Macrì, difensore dei due, chiederà il patteggiamento per chiudere la vicenda.

 

 

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