Gela. Il maxi sequestro di marijuana venne messo a segno dai carabinieri, ormai sei anni fa, nelle campagne tra Butera e Gela. Furono individuati circa quindici sacchi, contenenti un totale di cento chili di marijuana. Le accuse principali furono concentrate sull’imprenditore agricolo Orazio Giannone. Questa mattina, invece, il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Martina Scuderoni ed Eva Nicastro) ha assolto Giuseppe Giannone, fratello di Orazio e a sua volta impegnato in attività agricole specializzate nella produzione e vendita di pesche. Al termine della requisitoria, il pm Marco Rota ha ritenuto confermate le accuse. Giuseppe Giannone, secondo le contestazioni, sarebbe stato pienamente al corrente della produzione di droga nei terreni aziendali. E’ stata chiesta la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione. La difesa dell’imprenditore, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra, ha invece parlato di una ricostruzione d’accusa basata solo su presupposizioni, non riscontrate neppure dagli inquirenti. E’ stato escluso che Giannone avesse preso parte ad attività per l’eventuale smistamento dei quantitativi di marijuana.
L’esito investigativo, per la difesa, non fu tale da poter imputare a Giannone una piena partecipazione. E’ stato riferito, ancora, che i fratelli già all’epoca dei fatti si occupavano di attività comunque svolte in terreni separati, con una certa autonomia l’uno dall’altro. Tesi che ha convinto il collegio penale. Le motivazioni verranno successivamente depositate. Giannone prima dell’indagine che l’ha portato a processo non aveva mai avuto problemi con la giustizia.