Gela. Per i giudici della Corte di Cassazione, così come già deciso da quelli del tribunale di sorveglianza di Roma, lo scorso anno, uno dei capi storici di Cosa nostra locale, il cinquantasettenne Davide Emmanuello, è ancora pericoloso. Sussistono tutte le condizioni per la conferma del regime del carcere duro. I giudici romani hanno respinto il ricorso presentato dalla difesa di Emmanuello, che aveva impugnato la decisione dei magistrati del tribunale di sorveglianza della capitale, che lo scorso anno confermarono, per altri due anni, il 41 bis. Secondo il legale del cinquantasettenne, l’avvocato Valerio Vianello Accorretti, il tempo ormai trascorso e la continua detenzione di Emmanuello, lo avrebbero ormai del tutto allontanato dai contesti criminali. Quello che fu tra i capi dell’omonimo gruppo di mafia, ha già ricevuto condanne definitive, anche per omicidi. Il suo è un “fine pena mai”. La difesa però non ha ritenuto fondate le ragioni della conferma del regime del 41 bis. E’ stata sollevata anche la questione di legittimità costituzionale della disciplina sul carcere duro, che come si legge nelle motivazioni rilasciate dai giudici di Cassazione, “va dichiarata inammissibile”. Tra gli altri elementi, nelle motivazioni pubblicate, i giudici citano l’assenza di un vero ravvedimento di Emmanuello. Da alcune intercettazioni, emerge “l’esaltazione” di Salvatore Riina (definito “un martire”), ma anche la critica al Papa che invitò i mafiosi a pentirsi. “Proprio l’esaltazione del ruolo di un esponente di “Cosa nostra” efferato e spietato, quale Salvatore Riina, e le critiche mosse al Papa offrono evidente conferma del giudizio di elevata ed immutata pericolosità sociale per la perdurante adesione del ricorrente alla cultura mafiosa dell’omertà ed alla strategia di opposizione violenta allo Stato”, scrivono i giudici di Cassazione. Per la difesa, invece, Emmanuello non avrebbe più alcun legame con le organizzazioni criminali e neanche i suoi familiari sarebbero mai stati coinvolti in indagine di questo tipo.
La procura generale ha chiesto di respingere il ricorso della difesa, Però, tra gli altri punti sollevati dal legale del cinquantasettenne, si indica che “il caso del ricorrente, sottoposto a continuato isolamento carcerario da oltre venticinque anni, dimostrerebbe l’illegittimità del trattamento”. Per la Cassazione, non ci sono le condizioni per sollevare la questione di legittimità costituzionale e allo stesso tempo quelle per accogliere il ricorso, che è stato respinto. Non sono emerse, secondo i giudici, neanche particolari condizioni di salute, eventualmente incompatibili con l’isolamento carcerario.