Gela. Per la procura di Napoli, il giovane programmatore informatico Carmelo Miano deve rimanere in carcere. A suo carico, secondo i pm, si rafforzano gli elementi investigativi. Questa mattina, davanti ai giudici del tribunale del riesame partenopeo, la procura ha avanzato appunto la richiesta di conferma della misura, della quale invece il difensore del giovane, l’avvocato Gioacchino Genchi, chiede la revoca. Le indagini a carico di Miano stanno proseguendo. Secondo le accuse, sarebbe stato capace nell’arco di pochi anni di “bucare” sistematicamente le “difese” informatiche del Ministero della giustizia e di importanti aziende nazionali impegnate anche nel settore della cybersicurezza. Gli inquirenti, per rafforzare la richiesta di conferma del carcere, hanno riferito che l’indagato pare fosse in possesso di almeno quarantasei password di magistrati impegnati in importanti procure, come quelle di Roma, Napoli, Perugia, Firenze e Gela. La difesa ritiene che non ci siano le condizioni per mantenere la custodia cautelare in carcere e inoltre ribadisce la competenza dei pm di Perugia per alcuni dei fatti contestati.
Gli inquirenti continuano le verifiche e non escludono che l’azione capillare del giovane potesse essere finalizzata alla raccolta di dati e documenti sensibili, da rivendere o da “consegnare” su commissione, dietro pagamenti. Viene vagliato con attenzione il filone delle criptovalute e delle cifre milionarie messe insieme da Miano.