Gela. L’operazione che ha portato ai domiciliari un imprenditore agricolo locale riconferma come sia ancora diffusa la tendenza allo sfruttamento del lavoro nelle aree rurali e nel comparto agricolo. L’indagine è in corso e il titolare dell’azienda è accusato di aver imposto condizioni di lavoro non conformi ai contratti. “L’operazione condotta dal comando provinciale della guardia di finanza e dalla procura della Repubblica di Gela, a cui va il nostro plauso, conferma ancora una volta che il settore primario della nostra provincia è permeabile all’odioso fenomeno del caporalato. Si assumevano braccianti agricoli per la coltivazione e la raccolta di frutta e ortaggi, sfruttando la loro situazione di bisogno e imponendo loro condizioni di lavoro inaccettabili con salari molto al di sotto di quelli previsti dai contratti collettivi e senza avere un’occupazione stabile. L’ennesimo episodio -dicono i vertici sindacali della Flai Cgil Antonino Russo e Giuseppe Randazzo – conferma che la nostra provincia riveste un ruolo centrale nella mappa dello sfruttamento del nostro paese e che, nonostante le operazioni di polizia degli anni passati, lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli è una prassi consolidata. Oggi è assolutamente necessario tenere alta l’attenzione sul fenomeno dello sfruttamento e del caporalato, segnali chiari, in agricoltura e non solo, di un sistema malato e illegale che coinvolge in molti casi anche il crimine organizzato. Bisogna pretendere occupazione giusta e di qualità. Il lavoro è il caposaldo della nostra Costituzione e va difeso con ogni mezzo per evitare di renderlo strumento di ricatto. Serve contrastare l’illegalità diffusa nel settore agricolo, serve praticare la legalità per difendere il lavoro ed evitare di rendere schiavi chi per vivere ha bisogno di lavorare”.
“L’approvazione della legge 199 nel 2016 ha rappresentato uno spartiacque fondamentale perché ha determinato un forte impatto ed è riuscita ad ottenere ottimi risultati nel contrasto allo sfruttamento ed al caporalato. Occorre dunque che la norma venga salvaguardata e rilanciata in tutti i suoi aspetti, dando piena e totale applicazione anche alla parte che riguarda la prevenzione, che non ha trovato concreta applicazione sui territori – continuano i sindacalisti – soprattutto per quanto riguarda la rimozione delle condizioni di sfruttamento. In particolare la parte dedicata all’accoglienza è rimasta completamente inapplicata, così come quella relativa al collocamento e al trasporto dei lavoratori ancora in larga parte in mano ai caporali. Tutte questioni che, invece, dovrebbero essere gestite e governate dallo Stato nelle sue articolazioni locali. Il collocamento pubblico è il requisito fondamentale per una corretta attuazione della norma. Far funzionare la Sezione territoriale del lavoro agricolo di qualità, già istituita nella nostra provincia, permetterebbe di raggiungere l’obbiettivo di contrastare, approfittando dello stato di necessità di tanti lavoratori, i caporali”.