“Capolinea” Greco, cronaca di una sindacatura che voleva essere “Giusta”

 
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Gela. Un comune in dissesto, isolato negli ultimi anni sia all’interno dell’Ati idrico che nella SRR 4 dei rifiuti, nonostante Gela sia la città più popolosa. Un ente senza praticamente più dirigenti, e con un dissesto organizzativo forse più grave di quello economico finanziario.

Questa è l’eredità che Lucio Greco, sindaco uscente dopo appena cinque anni di mandato, lascia al nuovo primo cittadino che uscirà dalle urne in questa tornata elettorale.

Una sindacatura, quella del “Sindaco Giusto”, iniziata nel 2019 con una maggioranza partita come bulgara e dissoltasi nel tempo come uno dei tanti paesi balcanici post-Perestrojika, che si è lentamente sfilacciata fino a lasciarlo completamente solo.

Nella sua personale Odissea Arcobaleno, l’ormai ex sindaco, partito come Ulisse, si è trasformato più in una Penelope, ostaggio dei Proci della sua maggioranza, che da un lato cercava di tessere una tela capace di potergli garantire un agognato secondo mandato, mentre dall’altro scuciva ogni rapporto ed interlocuzione che avrebbe potuto invece garantirgli un viaggio tranquillo.

Rapporti tesi con Asp, Ati idrico, Srr, Tekra prima ed Impianti Srr poi. Nervi a fior di pelle con i sindaci del comprensorio e autorevolezza ai minimi termini nei rapporti con la Regione e con il Governo centrale. Senza dimenticare i rapporti con Caltaqua che, in campagna elettorale aveva addirittura promesso di cacciare, ma i cui disservizi invece ha continuato a subire per tutti i cinque anni di mandato.

Al Comune intanto in questi anni è stata anche fuga dei dirigenti, dopo il pensionamento di Tuccio, si è dimesso anche il dirigente all’ambiente Fabio Filippino, che ha resistito a capo del settore poco più di 60 giorni prima di gettare la spugna.

Filippino è stato il terzo dirigente in quel settore che ha alzato bandiera bianca, dopo Grazia Cosentino, adesso anche candidata a sindaco, e lo stesso Tonino Collura, dirigente per tutte le stagioni, in cinque anni di amministrazione Greco.

Poi l’addio più doloroso, quello del dirigente al bilancio Alberto De Petro. Dopo le sue dimissioni il comune che fino a qualche mese prima lo stesso sindaco presentava come un ente solido e virtuoso è precipitato nel dissesto. Se non è un record poco ci manca.

Ed è anche record per quel che riguarda gli addii degli alleati. Nei cinque anni di sindacatura Greco ha ricevuto il benservito da Pd, Forza Italia, Una Buona Idea, il gruppo di Liberamente poi transitato in Fratelli d’Italia senza contare l’esodo di consulenti e assessori.

In questi cinque anni poi non è mancato nemmeno un tentativo di sfiducia, disinnescato con delle dimissioni farsa, con la complicità di buona parte del consiglio comunale.

“Lo faccio per salvare la città dal dissesto”, disse Greco quando ritirò le dimissioni, come andò a finire purtroppo ormai è storia.

Ma la Giunta Greco passerà alla storia anche per le inaugurazioni dei cantieri, aperti e mai completati, delle tante opere definanziate e delle fanfare trionfali su traguardi mai realmente raggiunti o semplicemente per dei risultati ordinari. È anche vero, per amor di verità, che qualche finanziamento è stato salvato e qualche opera è stata realizzata, ma da qui a parlare di Annus Mirabilis così come ha fatto il sindaco negli ultimi mesi a spron battuto sui social, rimane comunque esagerato.

Il risultato si è visto in questa campagna elettorale dove la processione del primo cittadino alla ricerca di una casa politica che lo accogliesse si è conclusa solo con delle porte in faccia.

Ma il sindaco non ha mollato, e nonostante fosse rimasto solo, ha comunque cercato di lasciare il segno in questa campagna elettorale. Prima, con una serie di tentativi di inaugurazione a raffica e poi con il colpo di coda.

L’esautorazione dell’Ad della Ghelas Pietro Inferrera, suo fedelissimo, per piazzare al suo posto l’ex segretario del Pd Guido Siragusa.

Una decisione che ha scatenato le critiche feroci di tutto il panorama politico locale e che probabilmente potrebbe anche finire sotto i riflettori della Corte dei Conti.

Nel frattempo l’esperienza Greco volge al termine. Tra qualche giorno il “sindaco giusto” passerà la campanella al suo successore, assieme alle chiavi di un comune da ricostruire.

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